Decine di ragazzine, in tutta Italia, sono state adescate su Facebook, indotte ad inviare foto osè con la promessa di partecipare a inesistenti concorsi di bellezza e quindi ricattate per settimane, mesi; costrette ad farsi vedere nude via webcam, oppure a spedire sempre nuove immagini che le ritraevano in pose a sfondo sessuale. Un incubo che ha portato alcune di loro a pensare al suicidio. Ma la polizia postale è riuscita a porre fine al tormento con l’arresto di un 23enne residente in Riviera del Brenta, studente di informatica all’Università di Padova. E così A. Z. è in carcere per pornografia minorile e tentata violenza sessuale. Gli episodi contestati al giovane per il momento sono sei. Ma la polizia postale di Mestre ha già raccolto decine di altre denunce presentate in tutta Italia. Eera già finito sotto inchiesta nel 2014 per detenzione di materiale pedopornografico, e quindi perquisito nel 2015, 2016 e 2017. Ciò nonostante, secondo gli inquirenti, avrebbe proseguito nella sua attività, pubblicando in Rete le foto delle ragazzine che decidevano di non stare al suo gioco. La polpost è riuscita a scoprire il computer dell’Università di Padova dal quale operava il molestatore. Il ragazzo nega ogni coinvolgimento.