Di quei dodici bulloni, solo la metà sono stati spezzati dalle raffiche di vento. Gli altri, in realtà, erano già stati erosi dal tempo e dalla ruggine. Su questo passaggio fondamentale sarà focalizzato il rapporto dei vigili del fuoco sul crollo del pilone sul Ponte della Libertà: la base del traliccio sembrava quasi appoggiata, o quantomeno non assicurata con le dovute cautele, visto che la metà di quei bulloni che dovevano garantirne la stabilità, di fatto, sembravano completamente usurati e quindi privi di presa. Base e pezzi del traliccio sono stati sequestrati e ora diventeranno materiale per l’inchiesta della procura. I reati in ballo sono gravi, dal disastro colposo all’attentato alla sicurezza dei trasporti. Il portale era stato installato 20 anni fa, nel 1998, da Anas. Poi la gestione era passata a Veneto Strade nel 2002, che ora annuncia un’inchiesta interna. Pochi secondi. Solo pochissimi secondi e sotto quel pilone ci sarebbe finito lui. Andrea Perini, 44 anni, chioggiotto doc, professione autista di mezzi Actv da 17 anni, ieri mattina era alla guida del bus snodato della linea 2 del servizio di trasporto pubblico veneziano che si è fermato a qualche metro dal pilone crollato sotto i colpi del vento sul ponte della Libertà. Una tragedia a cui è scampato un po’ grazie al caso, un po’ grazie alla prontezza di riflessi e di spirito. «Era la mia ultima corsa e poi avrei finito il turno che avevo iniziato alle 5.40 e sarei tornato a casa.Ho perso qualche secondo in più per sistemare il sedile perché l’autista che mi ha preceduto era più alto di me. Una casualità, pochi secondi che, riflettendoci, possono aver salvato la vita a me e a qualche passeggero. Il vento era forte, ma è spesso così su quel tratto tra terraferma e laguna. Dopo aver superato il secondo autovelox, prima di affrontare la doppia curva che porta al semaforo prima della discesa per piazzale Roma, ho iniziato a vedere oscillare il pilone e i cartelloni segnaletici che erano davanti a me di circa trecento metri. D’istinto ho alzato un po’ il piede dall’acceleratore e mi sono tenuto a distanza di sicurezza dall’auto che avevo davanti, una Toyota Yaris».
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