CONFAPI: “LO STATO SCORAGGIA I CITTADINI”

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Ricorrere alla Commissione tributaria provinciale perché si ritiene illegittimo un accertamento o una cartella di pagamento? È un diritto sacrosanto del contribuente. Che però, suo malgrado, è chiamato a valutare attentamente pro e contro. Quest’ultima voce, in particolare, rischia di incidere parecchio, costando tempo e denaro in quantità. Fabbrica Padova, centro studi di Confapi, nel portare avanti la battaglia dell’Associazione contro le lungaggini della burocrazia, ha voluto prendere in esame i dati relativi alle controversie tributarie. Su scala nazionale, dal 1° gennaio al 31 dicembre 2018, nelle Commissioni Tributarie Provinciali la quota di giudizi completamente favorevoli all’Ente impositore si è attestata al 45%, per un valore complessivo di 2.598,16 milioni di euro, mentre quella dei giudizi completamente favorevoli al contribuente è stata di circa il 31%, per un valore di 1.504,85 milioni di euro. La percentuale delle controversie concluse con giudizi intermedi è stata di circa l’11%, per un valore complessivo di 647,63 milioni di euro. Nelle Commissioni Tributarie Regionali, che hanno funzione di appello, la quota di giudizi completamente favorevoli all’Ente impositore rimane la stessa, il 45%, per un valore complessivo di 1.888,50 milioni di euro, quella dei giudizi completamente positivi nei confronti del contribuente è stata di circa il 36%, pari a 1.198,11 milioni, mentre i giudizi intermedi rappresentano circa l’8%, per un valore complessivo di 625,95 milioni. E in Veneto? Qui occorre rifarsi ai dati dell’anno precedente per avere in esame un anno completo: ebbene le CTP si sono espresse a favore dell’Ente 2.139 volte, pari al 39,85% del totale, e a favore del contribuente in 1.551 occasioni (il 28,89% dei casi). I giudizi intermedi sono stati 729 (13,58%), 312 le conciliazioni (5,81%), 637 gli esiti diversi, come i condoni (11,87%), su un totale di 5.368 istanze presentate. In secondo grado, invece, le ragioni dei contribuenti sono state riconosciute più spesso: su 1.500 ricorsi 557 hanno avuto esito favorevole per il Fisco (37,13%), 544 per il contribuente (36,27%), 128 i giudizi intermedi (8,53%), 20 le conciliazioni (1,33%), 251 gli esiti diversi (16,73%). «Nel leggere e interpretare questi dati occorre sottolineare che le controversie tributarie pendenti nell’ultimo anno in Italia sono calate del 10,34% anche grazie all’introduzione dell’istituto della “mediazione”», sottolinea Carlo Valerio, presidente di Confapi Padova. «Il ragionamento che ci preme fare, però, è un altro: mettendo assieme primo e secondo grado di giudizio, in Veneto, arriviamo a 6.868 istanze presentate, con 2.095 “vittorie” dei contribuenti, pari al 30,5%. Non sono certamente poche: sono più di duemila casi in un anno in cui i cittadini hanno dovuto spendere tempo e denaro per far valere i propri diritti nei confronti di uno Stato che mostra ancora una volta un atteggiamento aggressivo e intimidatorio nello scoraggiare la presentazione delle istanze. È così, il problema è che non sono mai sul serio vittorie piene perché “sfidare” il fisco comporta costi enormi. Le spese che deve affrontare il contribuente variano di molto in relazione alla pratica, ma sono dell’ordine delle migliaia di euro. Oltretutto, il ricorso non scongiura il versamento, anche se parziale. E c’è, appunto, un ulteriore costo da considerare, dato dal tempo medio della giustizia tributaria, perché un processo, come evidenzia Fabbrica Padova a partire dai dati del Ministero dell’ – Economia e delle Finanze, in Italia ha una durata media di 772 giorni per grado di giudizio. La situazione varia da regione a regione e in Veneto, ad esempio, vede una situazione migliore rispetto a molte altre realtà, con 451 giorni di durata media per grado di giudizio. E, tuttavia, sono comunque tanti. Troppi. Un’attesa che mina la stessa credibilità dello Stato e che non può non accrescere la sfiducia nei suoi confronti da parte dei cittadini».

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