“Per affrontare le diverse situazioni di rischio è fondamentale l’approccio scientifico; approccio che non può e non deve essere superato dalla democrazia dei like sui social network, che talvolta possono essere strumento utile ma in altre occasioni, spesso, rischiano di diventare elementi distorsivi della realtà”. Lo ha detto l’assessore regionale all’Ambiente e alla Protezione Civile, Gianpaolo Bottacin intervenendo ad una giornata di studio promossa dall’Università di Padova, dal titolo “Recenti indirizzi nella gestione del rischio alluvioni e manifestazioni climatiche dell’ottobre 2018: la tempesta Vaia”. Durante la sessione di studi sulla gestione del rischio alluvioni e delle manifestazioni climatiche in situazioni come quelle della tempesta Vaia, l’assessore regionale è intervenuto per le conclusioni. “Come sottolineato di recente dal Presidente della Repubblica Mattarella, – ha spiegato – proprio per il nostro approccio scientifico, il Veneto ha dato una grande lezione di Protezione Civile in occasione del maltempo autunnale. Lo abbiamo potuto fare anche grazie agli elementi innovativi introdotti nel nuovo codice in materia che, su proposta e sollecitazione di Veneto e Lombardia, hanno attribuito ai Presidenti di Regione l’incarico di Autorità di Protezione Civile, con la conseguente possibilità di attivare le Unità di Crisi regionali. Una possibilità che garantisce un’attenta cabina di regia degli eventi, permettendo a chi ha tutti gli elementi, fin dallo stadio preventivo, di governare le varie fasi emergenziali, in sinergia con gli altri attori del sistema. “Da anni infatti, – ha concluso l’assessore regionale alla Protezione Civile – la Regione sta investendo per la sicurezza del territorio, soprattutto per quanto riguarda gli aspetti della prevenzione e della previsione del rischio, attraverso appositi modelli previsionali matematici testati per la loro efficacia insieme ad ARPAV e all’Università di Padova e grazie da opere strutturali di prevenzione, come, ad esempio, bacini di laminazione e consolidamenti arginali. Ciò si aggiunge alla gestione diretta delle emergenze e del post emergenza. Con risultati evidenti, come visto lo scorso autunno, quando non si sono registrate rotture arginali, a differenza di quanto accaduto nel 2010, quando ce ne furono ben trentadue”.