Una creatura ibrida, a metà fra produttore e venditore, che apre alle aziende italiane la possibilità di realizzare prodotti elettronici finiti in Asia, ma senza affrontare il dilemma che fino a ieri si era sempre posto: mi imbarco in un rischioso investimento per aprire una sede in loco o faccio tutto da qui, con l’incognita di dover cercare fornitori che non conosco e con cui potrei avere problemi? Dalla risposta a questi quesiti nasce la terza via, che consiste nell’affidarsi a un partner ben radicato sul posto, con un network di fornitori affidabili e controllati, che gestisce produzione, qualità e spedizioni con la “nostra” mentalità. È il modello su cui ha puntato per primo un imprenditore italiano, Roberto Leone, classe 1972, originario di Cortina d’Ampezzo. Dopo anni di esperienza nel settore acquisti per varie imprese dell’elettronica in Veneto, nel 2002, a soli trent’anni, ha accettato un trasferimento in Cina. «E da allora non l’ho più lasciata – racconta Roberto Leone –. Ho fatto carriera diventando general manager di tre società del mio gruppo, tra Shenzhen e Shanghai. C’è stata solo una breve parentesi italiana nel 2009, quando sono tornato per via degli effetti della crisi economica. Ma in Italia, come molti che hanno trascorso tanti anni all’estero, non mi sentivo più a mio agio, e dopo pochi mesi ho colto un’offerta di lavoro per volare a Hong Kong». Dopo un paio d’anni, però, l’azienda per cui lavora chiude. Leone non vuole sprecare il patrimonio di relazioni con clienti e fornitori che si è costruito negli anni: e così nel 2013, con zero esperienza imprenditoriale alle spalle, assieme alla socia Nicole Yip fonda a Hong Kong NiRoThech, società specialista in componentistica per la meccatronica con “motore” cinese e cuore italiano. Pronta a cucire progetti su misura per i clienti occidentali grazie a una supply chain unica nel suo genere. Una scommessa vinta: oggi NiRoTech fattura 24 milioni di dollari (USD) dà lavoro a 42 persone impiegate fra la Cina, Hong Kong e il Vietnam, e punta a raddoppiare il fatturato nel giro di 3-4 anni. «Ho avuto indubbiamente la fortuna di trovarmi al posto giusto nel momento giusto – racconta Leone –, perché sei anni fa a Hong Kong era facile ottenere credito anche partendo da zero. Ma per me, figlio di genitori “normali”, papà funzionario delle poste e mamma maestra di origini calabresi, e abituato a lavorare duro sin da giovane, questo risultato è qualcosa di straordinario. E non voglio fermarmi: tutti i profitti di NiRoTech sono reinvestiti per costruire qualcosa che duri nel tempo». La visione strategica infatti non manca. E oggi risponde a un obiettivo: diversificare. Come “braccio” produttivo di clienti italiani ed europei, NiRoTech agisce come un ibrido tra manufacturer e trader. Può contare su due siti produttivi in Cina che non sono di proprietà, ma con i quali ha costruito un rapporto di fiducia e all’interno dei quali lavora personale di NiRoTech, garantendo così gli standard che i clienti desiderano e scavalcando il problema delle barriere culturali. Da poco ha avviato la produzione anche in Vietnam, «Mossa strategica – spiega sempre Leone – per attirare i clienti preoccupati dalle conseguenze della guerra dei dazi tra USA e Cina».