Non possiamo nascondere che l’aeroporto veronese dopo il matrimonio con quello di Venezia non goda di ottima salute. Al di là delle promesse e del salvataggio di fatto effettuato dalla SAVE, presieduta da Enrico Marchi, l’aeroscalo scaligero non produce i numeri che si erano sperati. Per questo nella città scaligera ci sono molti malumori e mal di pancia. A questi si sommano anche dei pretendenti come il Fondo Australiano First State pronto a mettere sul piatto 425 milioni per rilanciare l’aeroscalo veneto. I rapporti tra i soci della Catullo Spa, la società che gestisce Verona e lo scalo bresciano di Montichiari, si sono un po’ raffreddati. I veronesi sono delusi dalla gestione veneziana e i veneziani invece insistono nel sostenere che hanno fatto tutto ciò che era possibile. Sta di fatto che la situazione non è serena e soprattutto di armonia tra i partecipati. SAVE sulle offerte di acquisto da parte di nuovi partner fa comunque sapere che se c’è qualcuno che vuole comprare non sarà certamente lei a vendere. Anzi si dice che stia acquistando altre quote dai piccoli comuni azionisti. Il Catullo comunque al di là di tutto necessita di un forte rilancio e di ritornare ad essere un super aeroporto. E’ stato fatto un matrimonio veneto ma col senno di poi potremmo scrivere che sarebbe stato migliore un matrimonio lombardo con Bergamo.