La storia si ripete, sono i corsi e ricorsi descritti dal filosofo Govanni Battista Vico, prima Liga Veneta poi confederata Liga Veneta nella Lega Nord, infine solo Lega. La vecchia anima della Serenissima rinasce come partito dei veneti, il manifesto del nuovo movimento guidato da Antonio Guadagnini si presenta a Padova al Palageox. Il loro motto è: loro non ci saranno e per loro si intendono Meloni, Mattarella, Zingaretti e soprattutto Matteo Salvini. Il partito dei veneti lo considera troppo nazionalizzato, sovranista e soprattutto nemico del territorio dove prende una valanga di voti ma secondo i nuovi leghisti non tutela per nulla il territorio che glieli dà e così nasce il partito dei veneti con l’eterno obiettivo di rappresentare e difendere le istanze degli abitanti delle sette province. Si riaccendono le luci sul valore dell’autogoverno nel principio di sussidiarietà e del diritto del popolo di autodeterminarsi rispettando il proprio modo di essere, i suoi valori e le relative tradizioni. Nella nuova coalizione si riconoscono quasi tutti i movimenti della galassia indipendentista e a coordinare il tutto c’è un ex deputata leghista poi passata al movimento di Flavio Tosi, Emanuela Munerato che, dura e senza peli sulla lingua dichiara che non bastano mondiali di sci e giochi olimpici, servono e subito molte risorse.