Caos all’Ulss 2 con liste d’attesa infinite

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“Otto mesi per una visita nonostante la priorità indicata dal medico di famiglia e la necessità di un esame specialistico entro trenta giorni. Le attese infinite nella Ulss 2 stanno diventando la regola e non l’eccezione, obbligando i pazienti, quelli che possono permetterselo, a rivolgersi al privato. L’eccellente sanità veneta, nei fatti, non garantisce il diritto alla Salute. E dubitiamo che il Cup unico provinciale, che partirà dal primo gennaio 2020, possa essere la soluzione”. Ad affermarlo, i consiglieri regionali del Partito Democratico Andrea Zanoni e Anna Maria Bigon che hanno presentato due interrogazioni sulla situazione nella Ulss 2. “L’episodio di Conegliano è solo la punta di un iceberg, segnalazioni ne arrivano continuamente. È in forte crescita il fenomeno degli utenti ‘galleggianti’ che non trovano posto nei tempi dovuti e restano sospesi, aspettando una chiamata dalla propria Ulss. Questa deriva, che in provincia di Treviso ha assunto dimensioni preoccupanti, va fermata. Se il medico di famiglia indica un’urgenza, la diagnosi deve essere rapida senza però costringere le persone a una visita a pagamento. Ricordiamo – insistono Zanoni e Bigon – che se le Ulss disattendono le impegnative, i pazienti hanno diritto a un rimborso. Una magra consolazione, molti però non lo sanno anche perché non vengono adeguatamente informati, e non hanno neanche quella. Più volte il direttore generale dell’Ulss 2 Benazzi ha ribadito l’impegno di abbattere le liste di attesa, ma i risultati finora non si sono visti. E difficilmente arriveranno con l’entrata a regime dal primo gennaio del Cup unico provinciale, previsto dalla fusione delle tre ex Ulss”. Proprio sul nuovo sistema di prenotazioni verte la seconda interrogazione: “Come mai non sono stati coinvolti i medici del territorio? L’entrata in vigore è tra due mesi, quindi occorre consultarli e in fretta. Pure il segretario provinciale della Fimmg ha espresso perplessità sull’operazione, sia nel merito che sul metodo. Il paziente potrà scegliere se attendere un posto libero nella struttura più vicina o spostarsi altrove per accelerare i tempi, un’opzione che può avere un senso per chi ha un’urgenza entro 30 giorni, meno per le visite programmate che coinvolgono soprattutto anziani, spesso non automuniti, che quindi avrebbero bisogno di un accompagnatore per spostarsi da una parte all’altra della provincia. È sbagliato agire senza una discussione preventiva con i medici, poiché si tratta di decisioni ‘pesanti’ che vanno a incidere sugli assetti organizzativi delle singole Ulss”.

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