«Il Veneto ha bisogno di un’area metropolitana che sappia essere un polo attrattivo e di innovazione come Milano e Bologna. L’importante è che questa sia anche un’occasione per ripensare il rapporto fondamentale tra aree urbane e aree montane. Non dimentichiamo, infatti, che le Dolomiti sono le montagne di Venezia, come opportunamente ricordato anche dal sindaco Luigi Brugnaro». È quanto afferma il presidente di Confindustria Belluno Dolomiti, Lorraine Berton, sostenendo la proposta della collega di Assindustria Venetocentro Maria Cristina Piovesana di creare un soggetto che possa portare alla nascita della “Pa-Tre-Ve”, ovvero di un’area metropolitana che abbia il suo cuore tra Venezia, Padova e Treviso e comprenda anche Rovigo e Belluno. «I legami tra Venezia e le Dolomiti – ricorda Lorraine Berton – sono secolari e devono essere ulteriormente rafforzati, soprattutto in chiave turistica. L’intelligente payoff proposto dalla nostra DMO va proprio in questa direzione: ricordare al mondo che le Dolomiti sono le montagne di Venezia, due patrimoni dell’umanità e due eccellenze che il mondo ci invidia. È però evidente che la proposta della collega Maria Cristina Piovesana, che condivido, è soprattutto strategica: sappiamo, infatti, che sono le grandi aree metropolitane ad attrarre capitali e cervelli e quindi a generare sviluppo e innovazione. In questo senso, è fondamentale che il Veneto non sia vittima dei suoi campanilismi e delle inutili contrapposizioni. Per giocare un ruolo da protagonista nell’economia del XXI secolo deve invece creare un polo di eccellenze, sull’esempio di Milano». «In quest’ottica – prosegue Lorraine Berton – la provincia di Belluno rivendica un ruolo da protagonista, valorizzando la sua specificità montana. Il rapporto tra aree urbane e Terre Alte è, infatti, un punto essenziale anche del manifesto di Confindustria per la Montagna, promosso a livello nazionale proprio dalla nostra territoriale. Siamo convinti che la maggior parte del territorio montano può continuare a ospitare insediamenti e attività produttive, può essere il laboratorio di innovazione dove sperimentare modelli di produrre e di abitare, capaci di rispondere alla crescente domanda di un vivere diverso, meno individualista, più attratto dall’economia della felicità e della sostenibilità. Ciò significa superare l’idea della rinaturalizzazione delle terre alte, che è un modo comodo per sfuggire alle nostre responsabilità, sottovalutando l’enorme perdita di risorse che ciò comporterebbe, anche e soprattutto per la pianura. Ha ragione da vendere Giuseppe Dematteis quando afferma che non abbiamo più molto tempo a disposizione: dopo che sarà consumato l’abbandono totale delle zone montane, il dissolvimento delle comunità locali e della loro cultura, la perdita delle tradizioni e dei saperi contestuali, l’eventuale ricolonizzazione di questo deserto dovrà ripartire da zero. Non potrà più disporre del patrimonio vivo che le società locali hanno accumulato nei secoli, necessario per ristabilire quel rapporto con l’ambiente naturale che ci fa ammirare e amare le montagne. È per questo che, se un nascerà un nuovo soggetto in Veneto per la costituzione di un’area metropolitana, non si potrà prescindere dal tema cruciale degli squilibri tra società urbane e società montanare, che non deve certo essere risolto lasciando semplicemente che queste ultime scompaiano. Su questo Confindustria Belluno Dolomiti è pronta a fare la sua parte, nella consapevolezza che anche le terre alte possano giocare un ruolo da protagoniste nell’economia del XXI secolo, forte di un patrimonio storico, ambientale e industriale che non è secondo a nessuno».