Che il Coronavirus abbia allargato la forbice tra chi ce la fa e chi no, è un dato di fatto evidente a tutti. Che le misure prese a contenimento della pandemia, legittime ed utili dal punto di vista sanitario, abbiano dimenticato i più vulnerabili – persone senza fissa dimora, bambini, disabili – è comprovato. E che i volontari delle organizzazioni del terzo settore abbiamo continuato con determinazione, creatività, un grande senso di prossimità, ad aiutare chi vive in situazioni di fatica è davvero “quello che ha fatto e fa ogni giorno la differenza” nella logica di una società inclusiva per tutti. L’Alleanza contro la povertà in Veneto, con questa nota, vuole ribadire come ci siano alcune forme di vulnerabilità che hanno bisogno di essere messe al centro di decisioni politiche efficaci e non procrastinabili per non ritrovarci con fratture sociali e percorsi di marginalità ancora più gravi di quelli precedenti alla pandemia. L’emergenza Coronavirus ha toccato da vicino chi vive in strada senza una fissa dimora e deve affrontare i problemi e le limitazioni con disagio ulteriore fino ad assumere toni drammatici: non avere una casa, faticare per accedere al sistema sanitario, rimanere senza la minima rete di protezione – qualche ristoratore che dona gli avanzi, qualche passante che lascia una moneta … Restano i volontari ad avvicinare queste persone, con dignità e amorevolezza, ma ciò non basta ad offrire loro condizioni di vita “accettabili”.
C’è poi un altro aspetto che vogliamo ribadire, si legge in una nota di Cristian Rosteghin portavoce di alleanza contro la povertà Veneto, ed è quello legato all’infanzia. Chiudere le scuole materne ed elementari ha voluto dire non tanto rinunciare alla didattica (quella online procede solo per chi ha gli strumenti e qualcuno affianco che li media), ma soprattutto al valore educativo che la relazione tra pari assume nei bambini. La frattura tra chi ce la fa e chi resta indietro si amplia, travolgendo quanto di più prezioso ha la nostra società, e cioè il futuro, che è rappresentato dai nostri figli. Chi ha meno risorse (culturali, economiche, relazionali) scivola velocemente e il divario si allarga.
Conclude – “Chiediamo infine alla Regione, che ci ha recentemente coinvolti per un confronto sullo stato del Piano di contrasto alla povertà, di “restare sul pezzo” con monitoraggi costanti e precisi proprio in questo tempo di Coronavirus e di non attendere di fare la conta dei danni della povertà alla fine. Perché già da ora riteniamo sia necessario cominciare ad immaginare il futuro che andremo tutti insieme ad abitare, desiderandolo inclusivo e partecipato”.