Con due provvedimenti, distinti ma interconnessi, la Giunta regionale del Veneto interviene in soccorso del sistema delle case di riposo e dei centri diurni per anziani, in difficoltà a causa dell’emergenza sanitaria da Covid 19: la flessione del numero di ospiti, il blocco di nuovi ingressi e il conseguente calo degli introiti, insieme ai maggiori oneri di prevenzione, sanificazione e strutturali dettati dalle misure di contenimento del contagio, ipotecano la sostenibilità economico-finanziaria di molte tra le 346 strutture residenziali e semiresidenziali accreditate dalla Regione Veneto. Su proposta dell’assessore alla Sanità e al Sociale, la Giunta veneta ha approvato in via straordinaria un contributo alle strutture residenziali e semiresidenziali per l’esercizio 2020, a parziale compensazione delle perdite di fatturato subite rispetto al 2019. E, nel contempo, ha istituto in via sperimentale una nuova quota sanitaria di accesso, del valore di 30 euro, per facilitare lo scorrimento delle graduatorie e rendere maggiormente sopportabili i costi alle famiglie che abbiano un congiunto non autosufficiente in attesa di accoglienza residenziale o già ospite, ma ancora privo di impegnativa sanitaria. Entrambi i provvedimenti passano ora al vaglio della Commissione Sanità del Consiglio regionale del Veneto, che nei prossimi giorni dovrà dare il parere di competenza, in quanto le due misure incidono sulla programmazione sociosanitaria regionale. Il primo intervento assume le caratteristiche di un ‘bonus’ straordinario per il Covid parametrato ai valori del fatturato 2019 e delle perdite registrate nel 2020. Se il fatturato delle quota sanitaria 2020 risulta compreso tra l’85% e il 95% di quello 2019, è riconosciuta una integrazione fino al 95% dei valori fatturati nel 2019. Mentre, per le strutture residenziali il cui il fatturato 2020 risultasse inferiore all’85 % di quello del 2019, la Regione riconosce un’integrazione del 10% sul fatturato sanitario 2020. Mensilmente le Ulss provvedono ad erogare a titolo di acconto ai centri di servizio un dodicesimo del fatturato 2019 relativo alle quote sanitarie, salvo conguagli.