Gli scenari post Covid per le pmi venete

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“Strategie di crescita e scenari competitivi post Covid per la piccola e media impresa”. È stato questo il titolo dell’intervento di Alessandro Ermolli – uno dei più influenti business strategist italiani, amministratore delegato di Sin&rgetica e già a capo dello sviluppo internazionale di Intesa Sanpaolo – al ciclo di incontri con i grandi protagonisti della vita pubblica italiana organizzato via webinar da S.Pa.D.A., la business school di Confapi, dopo l’esordio con Guido Bertolaso di due settimane fa. A moderare l’incontro – organizzato da Confapi in collaborazione con lo Studio Legale Ghedini Longo – Davide D’Onofrio, direttore dell’Associazione, e l’avvocato Luca Favini.
Ampia la disamina offerta a una nutrita platea di imprenditori, eccone un sunto per forza di cose riduttivo. «La pandemia è un enorme problema ma ha anche fornito una nuova serie di scosse acute a imprese e settori apparentemente solidi, accelerando tendenze come l’automazione e il digital divide. Di fatto ha frenato invece tendenze che fino a poco tempo fa avevano un forte slancio, come la globalizzazione. E questo perché il Covid ha “esposto” la nostra dipendenza da alcune economie mondiali. Ha perciò ridato impulso al reshoring industriale, ovvero al ritorno della manodopera e della produzione nei paesi d’origine, così come è diventato necessario ricorrere a catene di fornitura – le cosiddette supply chain – alternative. Le imprese hanno dovuto modificare processi che hanno sempre funzionato, sollecitando le proprie trasformazioni digitali. E fra i temi emersi c’è quello del passaggio generazionale, perché se è vero che il Covid ha accelerato l’adozione di innovazioni tecnologiche e organizzative, tutto ciò si scontra con la realtà di un Paese che deve fare i conti con la classe imprenditoriale più vecchia d’Europa, con oltre il 50% delle imprese che non passa alla seconda generazione».
Ma come possono essere affrontate le sfide post Covid, dalle Pmi? «Da una parte è necessario che le aziende sappiano mettere in piedi una sorta di task force, che sia in grado di pianificare questi cambiamenti operativi nella gestione e sappia affrontare quella che sarà una fase turbolenta e discontinua», ha spiegato Ermolli, all’interno di un’analisi molto più articolata. «Le imprese italiane sono quelle che, nel mondo, in questi mesi hanno meglio protetto la propria forza lavoro, ma spesso devono imparare a comunicare in modo più tempestivo la propria esistenza, perché l’eccellenza è tale solo se viene riconosciuta. Devono poi saper attivare le “panchine lunghe” nelle aree critiche, proprio come fanno le grandi aziende, creandosi catene alternative per l’approvvigionamento dei materiali. Non solo, devono imparare anche a elaborare report che consentiranno di usufruire di risorse, come quelle messe a disposizione dal Recovery Fund: non basterà limitarsi a dire “in questi mesi ho perso la cifra x o y” per vedersela retribuire. In tutto questo, le Associazioni di categoria diventeranno ancora più importanti nel portare avanti le istanze delle aziende, anche con un lavoro di lobby».
A chiudere i lavori, le considerazioni del presidente di Confapi Padova Carlo Valerio, che ha ricordato come «proprio le dimensioni relativamente ridotte spesso abbiano agevolato le aziende nella gestione dell’emergenza. La sfida a cui sono chiamati i nostri imprenditori è quella di avere un quadro quanto più largo possibile della situazione, sapendo poi delegare ai propri collaboratori e valorizzando le competenze». Il prossimo appuntamento del ciclo di S.Pa.D.A. è in programma venerdì 2 aprile alle ore 17, organizzato assieme a Porsche Italia: al centro “Innovazione e ricerca nella mobilità elettrica – Scenari e prospettive per il comparto automotive”.