Meno ufficio, più tablet. Più orari flessibili e luoghi di lavoro esterni alla sede aziendale per conciliare tempi di vita e di lavoro e migliorare la produttività. Lo Smart Working prende piede in Italia a velocità moderata ma crescente. Più nelle grandi imprese che nelle piccole, come segnala una ricerca del Politecnico di Milano. E mentre il Ddl oggi al Senato potrebbe incentivare il “lavoro agile”, si moltiplicano i progetti delle imprese che provano a ripensare il lavoro in un’ottica intelligente, mettendo in discussione i tradizionali vincoli legati a luogo e orario. Lasciando alle persone maggiore autonomia nel definire le modalità di lavoro a fronte di una maggiore responsabilizzazione sui risultati. Nel 2015 solo il 6% delle PMI del Nord-Est Italia, ha già avviato dei progetti organici di Smart Working. A queste si aggiunge il 24% di PMI che sono in fase “esplorativa”,e un altro 9% che ha introdotto informalmente logiche di flessibilità e autonomia ma rivolte solo a particolari profili, ruoli o esigenze delle persone. Sono alcuni risultati della ricerca dell’Osservatorio Smart Working della School of Management del Politecnico di Milano, presentata nella sede di Confindustria Padova al convegno “Sm@rtworking. Il lavoro agile nel settore manifatturiero”. «Lo Smart Working rappresenta un cambio culturale – dichiara Ruggero Targhetta, presidente di Confindustria Padova Sit – significa ripensare l’organizzazione del lavoro e i vincoli legati a luogo e orario per liberare nuove energie dalle persone».
Home Cronaca del Veneto Attualità CONFINDUSTRIA PADOVA: SMART WORKING CONQUISTA SOLO 6% DI PMI DEL NORDEST