Mini lingotti d’oro per 350mila euro

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Nel corso dell’anno appena concluso, nell’ambito dei circa 1.500 interventi eseguiti nei confronti dei passeggeri in arrivo e partenza dagli scali aereoportuali lagunari (“Marco Polo” di Tessera e “Giovanni Nicelli” al Lido) nonché dalle banchine di Marghera e Fusina, i militari del Comando provinciale della Guardia di Finanza di Venezia hanno intercettato oltre 17 milioni di euro di valuta non dichiarata, elevando, unitamente a personale dell’Agenzia delle Dogane e Monopoli, sanzioni amministrative per oltre 340.000 euro e sequestrando oltre 300.000 euro.
In aeroporto, tra i sequestri più significativi vi sono i titoli rinvenuti ad un cittadino etiope proveniente da Dubai con oltre 200.000 € in assegni oppure i 150.000 € in contanti in possesso di un cittadino italiano diretto ad Hong Kong per l’acquisto di diamanti presso una delle fiere del settore più note a livello mondiale.
Presso il porto di Venezia, nell’ambito dei controlli condotti sui passeggeri nelle fasi di imbarco sulla M/N Ariadne per la Grecia, particolare menzione merita l’intervento eseguito dai militari del II Gruppo della Guardia di Finanza, unitamente ai funzionari dell’Ufficio delle Dogane di Venezia, che, insospettiti dal nervosismo manifestato da un passeggero tedesco durante i normali controlli, hanno proceduto alla verifica dei suoi bagagli, rinvenendo e sottoponendo a sequestro 25 mini lingotti d’oro equivalenti ad un valore nominale di 50.000 €.
La modalità di occultamento più utilizzata è quella di nascondere il denaro tra gli indumenti all’interno di bagagli, borse e zaini portati al seguito; non sono, però, mancati rinvenimenti di denaro occultato anche nella biancheria intima indossata o nelle scarpe, scovato, in più di una circostanza, grazie al fiuto di Josie, un pastore tedesco del Corpo in forza al Gruppo di Tessera, addestrato proprio a rinvenire banconote.
Il patrimonio informativo derivante dalle infrazioni rilevate presso il porto ed aeroporti è stato trasferito ai Reparti territoriali del Corpo per eseguire accertamenti sulla provenienza del denaro ed, eventualmente, avviare successivi controlli fiscali nei confronti dei soggetti con dichiarazioni dei redditi “incapienti” o “insufficienti” a giustificare il possesso del denaro rinvenuto.