Al lavoro più donne e più stranieri

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lavoratori stranieri
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E’ aumentato anche il numero dei lavoratori con livelli di istruzione più elevati

Non è solo il progressivo invecchiamento della popolazione a caratterizzare l’attuale mercato del lavoro veneto rispetto agli ultimi decenni. Altri cambiamenti strutturali, dovuti agli effetti delle dinamiche demografiche in atto, stanno infatti contribuendo a modificare la conformazione delle forze di lavoro.

Incrociando dati Istat e Silv, il terzo numero di Opus, la collana di approfondimento dell’Osservatorio di Veneto Lavoro dedicata al tema della demografia, mette in evidenza come se, da un lato, sia aumentato nel tempo il numero di lavoratori e disoccupati over 54 (+60% negli ultimi dieci anni), le persone oggi all’interno del mercato del lavoro siano sempre più multietniche, mediamente più istruite e con una crescente presenza di donne.

Nel 2023 le donne occupate in Veneto risultavano infatti circa 970 mila, ovvero il 20% in più rispetto al 2004, e la loro quota sul totale degli occupati è passata dal 39,8% al 43,8%.

Nonostante un divario di genere ancora molto elevato (quasi 16 punti percentuale di differenza rispetto agli uomini), negli ultimi anni anche il tasso di occupazione femminile ha mostrato un trend di crescita, passando dal 53% al 59% del 2022, a fronte di una lieve diminuzione di quello maschile.

Inoltre, se dal 2008 a oggi i posti di lavoro dipendente occupati da uomini sono aumentati di 140 mila unità, quelli al femminile sono 176 mila in più.

Ad aumentare rispetto al passato è anche la partecipazione al lavoro dei cittadini stranieri: il loro peso sul totale degli occupati ha raggiunto il 13% (il doppio rispetto al 2005) e i posti di lavoro occupati da stranieri sono 152 mila in più rispetto a quindici anni fa (di cui 124 mila riguardanti cittadini non comunitari).

Parallelamente, gli ultimi anni hanno visto una sensibile diminuzione degli stranieri residenti in regione in cerca di lavoro: tra il 2018 e il 2022 il loro numero si è dimezzato (da 41 mila a 19 mila) e al contempo si è ridotto anche il loro peso sul totale dei disoccupati (dal 28% al 20%).

Il terzo fattore analizzato nel report di Veneto Lavoro è quello relativo al titolo di studio.

Ad aumentare, in questo caso, è il numero di lavoratori con livelli di istruzione più elevati: in vent’anni i laureati sono raddoppiati, raggiungendo nel 2023 le 500 mila unità, e oggi costituiscono il 22% del totale degli occupati (erano il 12% nel 2004).

Diminuisce invece il numero di posti di lavoro dipendente occupati da persone con titoli di studio inferiori alla laurea o al diploma: -32 mila tra il 2008 e il 2023.

Se quindi le prospettive di una futura carenza di lavoratori portano spesso ad interrogarsi sulle possibili leve per compensare la loro diminuzione da un punto di vista meramente “quantitativo”, le già evidenti trasformazioni nella composizione della forza lavoro inducono a riflettere anche su quali dovranno essere i necessari adeguamenti da un punto di vista “qualitativo”, ovvero in termini di organizzazione del lavoro, programmazione degli interventi di politica attiva e gestione dell’incontro tra domanda e offerta.