«Nelle Aziende sanitarie 1 e 2 non vengono erogati i contributi aggiuntivi per le aree disagiate, come previsto da una normativa regionale e per questo i medici di famiglia sono in calo». Il consigliere del PD Bruno Pigozzo fa proprio il grido di allarme lanciato dal presidente dell’Ordine dei Medici di Belluno Umberto Rossa e dal fiduciario di categoria Fabio Bortot sulla carenza di personale. «Nella provincia di Belluno il numero dei pazienti per ogni medico supera, nell’80% dei casi, quota 1500, rendendo il lavoro più difficoltoso e pesante; anche perché molti professionisti, che arrivano da altre province, decidono ben presto di andarsene per la mancata applicazione di una norma regionale che risale al 2000» spiega il vicepresidente Pigozzo che aggiunge: «Questa disomogeneità è assurda e va a colpire proprio le aree più delicate, penalizzandole ulteriormente. È evidente che lavorare tra i monti sia più oneroso dal punto di vista sia dei costi che dell’impegno. I rappresentanti di categoria hanno ricordato sulla stampa come il problema sia stato sempre rinviato: in un primo momento c’è stato un rimpallo di responsabilità tra Ulss e Regione su chi dovesse pagare, poi Venezia ha deciso che fosse l’Azienda a pagare dal suo budget». Da qui l’interrogazione urgente presentata per avere chiarimenti sui motivi per cui, «dopo 16 anni, nei territori di riferimento delle Ulss 1 e 2 non viene ancora applicata la normativa regionale sui contributi aggiuntivi per i medici di Medicina generale che operano nelle zone disagiate».