Da studentessa cafoscarina a inventrice, il passo è stato breve. Affascinata da una lezione sull’efficacia della biopulitura della pietra, ma delusa dalla scarsa applicabilità della tecnica sul patrimonio artistico, la ventinovenne veneziana Irene Scarpa, durante gli studi all’Università Ca’ Foscari Venezia ha pensato che una soluzione ci doveva essere. L’ha trovata nella sinergia tra sistemi biologici e nanoparticelle inorganiche, sviluppando un prodotto che è stato brevettato e darà vita presto a uno spin-off universitario. Nasier Gel, questo il nome scelto dalla giovane inventrice veneziana per il suo prodotto, ha già superato i test degli addetti ai lavori, riscontrando l’interesse di restauratori e soprintendenze, dalle Terme di Caracalla a Padova passando per collezionisti privati che hanno constatato l’effetto pulente del gel anche sulla tela di un quadro. «Irene aveva idee chiare e tanta determinazione», ricorda Loretta Storaro, docente di Chimica dei nanomateriali al Dipartimento di Scienze Molecolari e Nanosistemi, parte del team interdisciplinare che ha permesso lo sviluppo di Nasier Gel.