Rischio chiusura reparti in ospedale

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«Le future schede di dotazione sanitaria non le farà Venezia, le faranno i medici. E se non arriveranno nuovi medici disponibili a prendere servizio nelle aree più marginali, come quella alpina, potrebbero non essere più attivi i reparti di oggi». Il commissario dell’­Usl di Feltre lo ha detto, papale papale, ai sindaci della conferenza che si sono riuniti ieri a quella che avrebbe dovuto essere l’ultima seduta, se la Regione non fosse ancora a bocce ferme, per quanto riguarda il futuro regolamento. Così si continuerà a discutere e a prospettare, in attesa di confrontarsi con la comprimarietà del distretto di Belluno, il futuro della sanità feltrina. Ciò che preoccupa molto il commissario Rasi Caldogno, e non lo ha mandato a dire nemmeno questa volta ai sindaci, è la mancanza di medici. Un fenomeno che si inasprirà nel medio periodo «se solo pensiamo che i medici curanti del baby boom anni 60, si avviano a pensione. E chi li rimpiazzerà? Dovremo passare a massimali oltre ogni limite per garantire l’assistenza. E cosa dire di una piastra che fra un anno e mezzo sarà riconsegnata ai professionisti con una Tac già in funzione, che è la più performante di tutto il Veneto? Con ginecologia stiamo facendo i salti mortali, con ortopedia basta un male di stagione che colpisce uno degli specialisti per ridurre le sale operatorie. Se non ci sono gli anestesisti, chi farà funzionare sette sale operatorie?».

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