«È un bravo ragazzo. Si è sempre comportato bene. Anche quando si separò le assistenti sociali permisero che vedesse sua figlia. La moglie lo accusa di integralismo. La moglie». I suoi connazionali lo difendono, ma un marocchino di 32 anni, ambulante nei mercati della Bassa, residente a Mortise, è stato espulso per motivi di sicurezza dello Stato con provvedimento del ministero dell’Interno. Era titolare di un permesso di soggiorno di lungo periodo per motivi familiari. Da un anno gli agenti della Digos lo tenevano d’occhio. Era conosciuto come fondatore del centro culturale islamico Al-Hikmah di via Turazza, vi partecipava attivamente, troppo, stando alla polizia, tanto da manifestare una chiara propensione alla jihad. Impegno profuso anche nell’attività di propaganda e di proselitismo. Lo stanno a dimostrare la diffusione di video e messaggi in arabo, affiancati da una certa dimestichezza con la tecnolgia. Nessun legame evidente con il terrorismo, nessun ruolo da fiancheggiatore, secondo gli investigatori, però parecchio materiale è stato sequestrato nel suo appartamento di Padova. La polizia ha trovato video e fotografie, da lui realizzati, sui luoghi di maggiore affluenza del centro, chiese comprese. Era stato notato anche sulle spiagge venete a pregare, insieme a altri islamici, con tale slancio da suscitare un certo allarmismo. È stato accompagnato allo scalo di Milano, destinazione Casablanca. Era scortato da poliziotti in borghese. Afferma Kamel Layachi, imam delle comunità islamiche del Veneto: «La nostra posizione è di ripudio alla violenza e alla cultura estremista».