La famiglia di Pateh Sabally, il giovane africano che si è suicidato in Canal Grande una decina di giorni fa, vorrebbe riportare la salma in Gambia per celebrare il funerale ma non ha le possibilità economiche per farlo. L’annuncio che suona come un accorato appello giunge a Il Gazzettino per bocca del cugino Tijan Sabally, che si trova al centro di accoglienza di Frosinone, in attesa dei documenti di soggiorno. «Vorremmo celebrare il funerale di mio fratello Pateh in Gambia, se riuscissimo ad avere un aiuto per riportare il suo corpo a casa. Ho sentito la famiglia e vorrebbe così». L’aiuto a cui accenna Tijan è di tipo economico per le spese del viaggio necessario a far rientrare il corpo del defunto nel suo paese natale. Il cugino ci tiene a ringraziare la vicinanza dimostrata dalla moltitudine di persone alla cerimonia simbolica di venerdì scorso con la corona di fiori e il momento di raccoglimento davanti alla Stazione di Santa Lucia. In quell’occasione Tijan era rimasto nascosto tra la folla con la sua commozione, e aveva preferito non dire nulla. Ma ora, appresa la volontà della famiglia di Pateh lancia l’appello per riportare la salma del cugino a casa. A confermare il desiderio dei genitori è anche l’altro cugino, Muhammed: «La famiglia vorrebbe far tornare Pateh in Gambia ma non abbiamo una tale disponibilità finanziaria. Quindi, se la città può offrire il suo funerale, va bene. Stiamo pregando tutti per lui». Intanto il pubblico ministero Massimo Michelozzi ha dato il suo nullaosta per i funerali. L’autopsia è stata eseguita, ma si dovrà attendere per l’esito degli esami tossicologici.