SANTO, ASSALTO MENDICANTI INCASSANO 150€ AL GIORNO

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Ormai sono clienti talmente fissi, che ciascuno ha il suo nome: Topen, Tremolin, Traverseta, Xenoceti, Ing­egnere. Nomignoli buffi che rendono al meglio la classica ironia veneta, sfoggiata anche nei momenti peggiori. E peggio dell’invasione irrefrenabile di mendicanti, nonché abili borseggiatori, sul sagrato del Santo è difficile immaginare. O forse si, dato che a loro si affiancano gruppetti di magrebini quasi sempre ubriachi, e per questo dai comportamenti facilmente immaginabili. Una situazione, non bastasse, destinata a peggiorare fatalmente con la bella stagione. Il Santo di Padova, basta la parola, per descrivere un complesso di devozione ma anche turismo e affari. Attorno si è radicato un sistema economico articolato e redditizio: le coronare, i negozi di articoli religiosi, bar, gelaterie, ristoranti e alberghi. Ma anche un altrettanto vivace corte dei miracoli, composta da ladri, accattoni e sbandati vari, Un’umanità dolente che, esaurita la pietà, diventa un macigno sul principale luogo di attrazione della città. I mendicanti sono quasi tutti zingari, calano perfettamente sincronizzati con l’orario delle funzioni religiose e si aggirano tra la folla tendendo la mano. Sono sempre gli stessi e le coronare hanno imparato a conoscerli e ad affibbiare loro un nome in base alle caratteristiche.

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