La polemica sulla mancata partecipazione del sindaco alla cerimonia del 2 giugno lasciare un segno anche nella maggioranza. Dopo che Massimo Bergamin ha diramato una nota per spiegare che la sua assenza era politica, una protesta «nei confronti di una Repubblica sempre più occupata dai clandestini e che lascia da sole milioni di famiglie italiane», in ossequio all’invito lanciato dal segretario della Lega, Matteo Salvini, il presidente del consiglio comunale Paolo Avezzù ha stigmatizzato il gesto prendendo le distanze «perché è nei momenti di difficoltà che il popolo deve sentirsi unito, senza rincorrere facili demagogie o populismi, che non mi rappresentano». Che volino parole grosse fra Bergamin e Avezzù non è una novità. La replica indiretta, postata su Facebook dal sindaco nei confronti del referente di Obiettivo Rovigo, che compone la sua maggioranza, sembra una dichiarazione di guerra: «Avezzù evidentemente non legge i miei comunicati. Non è la prima volta e non sarà l’ultima. L’amministrazione comunale era rappresentata dal vicesindaco. Punto. Oggi Rovigo è in ginocchio anche per colpa di chi continua a sottrarre le nostre risorse per indirizzarle altrove. Io sto con il popolo, lui evidentemente sta con chi affama il popolo, ovvero chi ci ruba risorse e dignità».