la telefonata ai genitori “qui sta bruciando tutto”

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Sono di Padova e di Venezia i due giovani che risultano nella lista dei dispersi della tragedia di Londra, una coppia di architetti di cui adesso fra Camposampiero e San Stino di Livenza restano le ultime, angoscianti parole, affidate a cinque drammatiche telefonate e ad uno straziante messaggio vocale, tutti destinati ai familiari: «Qui brucia tutto…». Era davvero tutto meraviglioso da lassù, fino all’1 di notte ora locale, le 2 in Veneto. I vigili del fuoco sono arrivati nel giro di sei minuti: oltre 200 alla fine, con una quarantina di mezzi e autoscale. Ma le fiamme sono state più veloci dei pompieri e si sono mangiate quel palazzone di 24 piani, 120 appartamenti e forse 500 inquilini, come se fosse un grande scatolone di cartone. All’improvviso uno squillo irrompe nella quiete di Cam­posampiero: «Aiuto c’è un incendio… Vedo fiamme dappertutto… Ho paura…». Gloria è terrorizzata, papà Loris e mamma Manuela sono impotenti. Tutto quello che i suoi genitori possono fare è telefonare ad altri due genitori, che alle 3.30 del mattino sono già in piedi, pronti a partire per una vacanza in Sicilia. «Noi non sapevamo nulla dell’incendio, abbiamo subito chiamato Marco attraverso WhatsApp», raccontano Gianni e Daniela Gottardi. La linea cade almeno tre volte, ma Marco cerca di tranquillizzare i suoi genitori e forse anche la sua fidanzata: «Mamma, papà, c’è del fumo, ma stanno arrivando i vigili del fuoco». In realtà il grattacielo è ormai una torcia, ma il giovane architetto da 110 e lode vuole mantenere la calma. «Non avevo mai sentito Marco in questo modo confida suo padre era stranamente pacato. Eppure poco prima i genitori di Gloria ci avevano raccontato tutt’altro. Li per lì non avevamo compreso il disastro che si stava consumando, anche se eravamo comunque preoccupati. Poi abbiamo acceso la televisione e vedendo le immagini abbiamo capito la drammaticità del momento». Fra le 3.45 e le 4.07 intercorrono altre tre conversazioni fra il ragazzo e i genitori. «Ci sono state una serie di telefonate convulse racconta Gianni Gottardi nelle quali Marco continuava a garantirci che i soccorsi stavano arrivando e che la situazione si poteva risolvere». Invece è troppo tardi. Dall’ultima chiamata comincia a trapelare l’incombente tragedia: «Marco ci ha informati che il loro appartamento era invaso dal fumo e che la situazione diventava di emergenza. Da quell’istante non abbiano avuto più alcun contatto e il telefono non era più raggiungibile». Finché nel cellulare dell’uomo arriva un messaggio vocale: è di Marco, è lancinante, è l’orrore delle Torri Gemelle che si rimaterializza con gli inquilini che si lanciano nel vuoto. «Ma quello che mi ha detto mio figlio me lo tengo per me…», si commuove il papà.

 

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