Avrebbe allungato le mani su un ragazzo di quindici anni, facendolo poi sedere sulle sue ginocchia prima di simulare un atto sessuale. È la grave accusa da cui deve difendersi un quarantenne già alla guida di una parrocchia del Monselicense, attualmente sospeso da ogni incarico pastorale. L’increscioso episodio sarebbe avvenuto un anno fa nei locali della canonica. È stato il minore a confidarsi con i genitori prima di varcare la soglia della caserma dei carabinieri per sporgere denuncia. Il parroco, assistito dall’avvocato Paolo Marson, ha ottenuto di essere giudicato con il rito abbreviato. Il giudice dell’udienza preliminare Margherita Brunello avrebbe dovuto pronunciare la sentenza ma difesa e parte civile si sono date battaglia sull’utilizzabilità di alcune intercettazioni telefoniche, raccolte dai militari dell’Arma durante le indagini. Si tratterebbe delle conversazioni tra il parroco, lo psicoterapeuta che l’ha in cura e il padre confessore. In questi dialoghi il sacerdote avrebbe ripetutamente parlato dell’episodio di cui è accusato. Il suo difensore ha eccepito l’inutilizzabilità di quelle conversazioni ai fini del giudizio, chiedendone anche la distruzione.