“Le giuste preoccupazioni manifestate dai sindaci agordini, ma anche da tanti altri sindaci in giro per l’Italia, non possono essere tacciate di razzismo ma sono il frutto della doverosa preoccupazione che ogni primo cittadino deve avere relativamente alle conseguenze che potrebbe comportare l’accettare nella propria anagrafica comunale nuovi residenti”. Con queste parole l’assessore regionale alla specificità di Belluno Gianpaolo Bottacin esprime tutto il suo sostegno nei confronti di quei sindaci che si stanno ribellando agli ordini governativi e prefettizi di accogliere chiunque e comunque senza le dovute valutazioni del caso. “Chi non ha diritto all’asilo – aggiunge – è un clandestino; paradossalmente però chi, come i profughi realmente certificati, riesce ad ottenere il diritto di asilo, deve poi essere iscritto all’anagrafe, diventando un caso sociale a carico del comune. Per i sindaci quella che viene chiamata accoglienza rischia di trasformarsi in una pesantissima problematica perché significherà avere nel proprio territorio o dei clandestini, e la clandestinità è un reato, o dei nuovi casi sociali a carico del comune”. “I richiedenti asilo non scelgono il Comune dove andare – argomenta l’assessore – ma vengono destinati dalla Prefettura sulla base di indicazioni ministeriali, quello che pochi hanno chiaro è che, se un richiedente asilo ne fa richiesta, deve essere obbligatoriamente iscritto all’anagrafe del Comune dove si trova in quel momento”. “Prima di qualsiasi valutazione – conclude Bottacin – sarebbe pertanto opportuno modificare questa normativa capestro, di cui spesso le prefetture dimenticano di dare informazione, ma soprattutto sarebbe importante che almeno una parte del residuo”Prima di qualsiasi valutazione – conclude Bottacin – sarebbe pertanto opportuno modificare questa normativa capestro, di cui spesso le prefetture dimenticano di dare informazione, ma soprattutto sarebbe importante che almeno una parte del residuo fiscale fosse lasciato sul territorio per gestire le emergenze. A Belluno ciò significherebbero 4000 euro in più a beneficio di ogni cittadino, che oggi invece trattiene Roma. Se lo Stato vuole accoglienza, almeno restituisca ai sindaci queste fondamentali risorse”.