attese fino a cento giorni per degli esami urgenti

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Centoquattro giorni per una risonanza magnetica al cervello che il primario aveva prescritto entro dieci giorni. Tre mesi e mezzo, quindi, per poter effettuare un esame che, nell’impegnativa consegnata dai medici, sarebbe dovuto essere in classe B, urgente. Una signora di Treviso di 57 anni, che da tempo lamentava capogiri invalidanti senza che l’ospedale riuscisse a trovarne l’origine, è stata così costretta a spostarsi fuori regione, in una clinica del Pordenonese, per poter effettuare la risonanza magnetica che il Cup del Ca’ Foncello le aveva fissato soltanto per il 3 luglio. Scoprendo, il 14 giugno (in ritardo rispetto alle previsioni iniziali, ma pur sempre prima rispetto alla data fissata dall’Usl2) un’ischemia cerebrale. «C’è un problema con le liste d’attesa, sono stata costretta a spostarmi perché il Cup di Treviso continuava a ripetere che non aveva collegamenti con chi gestisce le liste d’attesa, e non poteva fissarmi prima l’appuntamento», spiega la donna – L’azienda sanitaria conferma la ricostruzione della donna: «Ci scusiamo con la signora», risponde la direzione generale dell’Usl2, «stiamo lavorando per ridurre i tempi d’attesa, e per stilare delle linee guida che prevedano le prestazioni diagnostiche da utilizzare in relazione alla patologia della paziente». Il tema è quanto mai attuale. i recente l’azienda sanitaria ha riscontrato che oltre 10 mila prestazioni sono finite fuori tempo massimo rispetto alle prescrizioni. Per questo motivo, è stato deciso di tenere aperta anche di sabato la struttura di Borgo Cavalli, contando di ridurre le criticità entro settembre.

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