Potremmo canticchiare, facendo arrabbiare Zaia, una vecchia canzoncina che si cantava da bambini. “Nella vecchia fattoria ia ia oh, la autonomia si porta via”. Che non sarebbe stata una passeggiata, nonostante la milionata di voti favorevoli ricevuti al referendum l’abbiamo scritto e riscritto fino alla nausea. Dimenticando che l’Italia è un paese centralista e che tutto, piaccia o non piaccia, si decide a Roma. E a Roma, le autonomie locali, le vedono come il fumo negli occhi. A dare poi una mano perché il problema passi in secondo ordine si sono messi anche quegli incompetenti raggruppati nel Movimento 5 Stelle. E così, nonostante i referendum favorevoli e tutto il resto, l’autonomia è in un cassetto chiuso a chiave. Cancellati tutti gli incontri, ufficialmente per motivi d’agenda, salteti quelli previsti tra il premier Conte e il ministro Stefani e pure quelli sugli affari regionali con il ministro Tria. Così il problema che stava tanto a cuore a milioni di veneti e cavallo di battaglia di Luca Zaia, sta diventando un buco nero. Finirà che il progetto, assai utile alla nostra regione, sarà smontato, logorato, tagliato, fino a farla diventare la classica pagliacciata all’Italiana. Purtroppo sull’argomento prepariamoci al peggio, a meno ché non avessimo i coglioni e scendessimo tutti in piazza.