E’ stato istituito con delibera il Centro di riferimento regionale pubblico per “la presa in carico degli assistiti con disturbi di identità di genere“, che il presidente Luca Zaia definisce, a ragione, “un fatto di civiltà, oltre che di legge e di Lea”. Si tratta, in sostanza, di un punto di riferimento dedicato alla disforia di genere, a cui ci si potrà rivolgere per iniziare un percorso di transizione.
L’iniziativa ha subito innescato una polemica. L’estrema destra ma anche alcune personalità della Lega hanno biasimato la decisione. Lo stesso ministro Salvini, in visita a Treviso per un’inaugurazione, interpellato sulla questione, ha lasciato intendere che c’erano cose più importanti da fare prima di questa. Si è scatenato quindi un polverone che è culminato con l’affissione di alcuni cartelli che definiscono Zaia un comunista.
Una stampella è arrivata invece dal centro sinistra. “L’unica cosa che si può rimproverare al presidente Zaia sul nuovo centro pubblico per la diasforia di genere è il ritardo con il quale ha attuato nella sanità regionale veneta un livello essenziale di assistenza (Lea) previsto da molti anni dalla normativa. Per il resto, al presidente va la nostra solidarietà per il goffo attacco ricevuto da casa Casa Pound, formazione di destra estrema che si è espressa nei soliti termini grotteschi prendendo di mira le persona e deformando il merito della questione attraverso una lettura ideologica che calpesta il rispetto delle scelte e degli orientamenti individuali”.
Questa la dichiarazione di solidarietà del Gruppo consigliare Pd in Regione Veneto con i consiglieri Possamai, Camani, Bigon, Montanariello, Zanoni e Zottis, che poi argomentano: “L’orientamento sessuale o il cambiamento di sesso sono aspetti che attengono alla sfera della persona e non vanno politicizzati ma soltanto rispettati. Compito del pubblico è mettere a disposizione dei cittadini i servizi in base ai bisogni senza distinguere tra bisogni di serie A e bisogni di serie B”. “L’aspetto forse più preoccupante di tutta la faccenda – concludono i consiglieri Dem – è la conferma di una contiguità quanto meno di vedute tra questa destra estrema e becera e una parte della destra istituzionale”.