Assieme ad altri imprenditori avrebbe smaltito illegalmente tonnellate di rifiuti pericolosi in Toscana. Per questo da martedì è agli arresti domiciliari Gianni Pagnin, imprenditore 65enne di Noventa Padovana e titolare della Coimpo di Adria, l’azienda che due anni fa, il 22 settembre 2014, fu teatro di un gravissimo incidente sul lavoro nel quale persero la vita quattro operai. L’inchiesta che ha portato ai domiciliari l’imprenditore parte dalla Direzione distrettuale antimafia di Firenze. Vi è coinvolta, tra gli altri, la ditta di autotrasporti casertana Veca Sud considerata vicina al Clan dei Casalesi. Gli inquirenti fiorentini hanno poi deciso l’interdizione dall’esercizio di attività di impresa per la 40enne Alessia Pagnin, legale rappresentante della Coimpo e figlia del titolare. Per l’accusa, gli arrestati avrebbero gettato senza alcuna autorizzazione fanghi civili e industriali a partire dal 2013 su circa 800 ettari di terreni agricoli coltivati a grano e graminacee e situati in provincia di Pisa e Firenze. I due Pagnin sono tra gli otto imputati che il prossimo 2 novembre dovranno difendersi in aula a Rovigo nel processo per le accuse di omicidio colposo e per svariate violazioni del testo unico del 2008 sulla salute e sicurezza del lavoro in relazione alla strage del 22 settembre 2014 alla Coimpo.