Quali conseguenze per l’agricoltura italiana all’indomani del Brexit? «L’uscita della Gran Bretagna da un punto di vista del bilancio è assolutamente gestibile» afferma Massimo Chiarelli, direttore di Confagricoltura Rovigo. «Tra le politiche europee, la posizione del Regno Unito come contributore netto è la più debole: è vero che contribuisce per il 10,5% al bilancio “totale” dell’UE – spiega Chiarelli – ma un’analisi più accurata vede scendere questa percentuale di contribuzione, e quindi la perdita del bilancio PAC dopo uscita del Regno Unito, al 5% quando parliamo del solo bilancio della Politica agricola comunitaria». L’analisi di Farm Europe alla quale fa riferimento il direttore di Confagricoltura Rovigo si basa sul calcolo delle performance, secondo cui per ogni euro versato al bilancio UE al Regno Unito ne ritornano 0,57. Questo si traduce in una perdita di circa 3 miliardi all’anno. «È verosimile pertanto pensare a un riequilibrio ancora più a favore della Politica agricola comunitaria – osserva Chiarelli – partendo dalla considerazione che nei negoziati sulla futura revisione del bilancio PAC si perde uno dei paesi principali oppositori». «Confagricoltura – conclude Chiarelli – terrà monitorata la situazione per non compromettere i rapporti commerciali che molte aziende agroalimentari italiane hanno instaurato negli anni con grossisti e catene della grande distribuzione britannica».