Confcooperative: scuola per i giovani

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L’assessore regionale alla formazione e al lavoro del Veneto Elena Donazzan è intervenuta oggi al convegno promosso a Padova da Conf­co­operative Veneto in materia di “Politiche attive del lavoro al servizio del territorio: il ruolo della cooperazione sociale”: presenti il presidente di Confcooperative Veneto Ugo Campagnaro e il presidente nazionale di Feder­soli­darietà Stefano Granata. Relazioni introduttive sul quadro generale delle politiche per il lavoro e del complesso sistema che può far dire di un “modello Veneto” in materia sono giunte da Santo Romano, direttore area capitale umano e cultura della Regione Veneto, Alessandro Agostinetti, direttore della direzione regionale lavoro, e Tiziano Barone, direttore di Veneto Lavoro. Con un tasso di occupazione al 66,6%, disoccupazione ferma al 6,4%, e disoccupazione giovanile al 21% per gli under 24, il Veneto si posiziona in netto vantaggio rispetto alla media nazionale. I 2.139.000 gli occupati del Veneto lo scorso anno sono aumentati di 36.235 unità, 22.210 dei quali con contratto a tempo indeterminato. “La forza di questo sistema sta nella coesione territoriale radicata e nella stretta collaborazione tra pubblico e privato”, ha sottolineato l’assessore alla platea di Confcooperative, che in Veneto rappresenta 8184 occupati e aggrega 179 cooperative. “Siamo certamente una regione – ha aggiunto Donazzan – che può rappresentare il meglio di un approccio attivo del mercato del lavoro: questo grazie ad una tradizione culturale profonda fatta di identità territoriale, cultura cattolica e solidarietà, e che grazie alla scelta di riconoscere la credibilità dei corpi intermedi ha saputo leggere le trasformazioni, rendere centrale la dignità del lavoro e della persona e innovare le politiche pubbliche”. “I risultati eccellenti sono il frutto di un lavoro di analisi, programmazione e azione, ma per difendere questi risultati dobbiamo difendere le radici culturali che ne stanno alla base e guardare al futuro affrontando le problematiche più gravi e significative, in primis la denatalità – ha proseguito l’assessore- Le politiche del lavoro di domani dovranno parlare di famiglia, nuova solidarietà di territorio e sviluppo economico a partire dalle imprese. Le cooperative sociali possono essere imprese di collegamento tra il manifatturiero e i lavoratori più fragili”. “Far conoscere cos’è la cooperazione ai giovani – ha rilanciato l’assessore – significa dire loro che la prima impresa sono loro stessi, che i legami sociali generano buona economia. Il futuro delle politiche per il lavoro in un mondo che sta cambiando ha bisogno di più legami e di più identità”.

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