Con circa 35.000 ettari tra frumento tenero e duro la provincia di Rovigo rappresenta un terzo delle superfici coltivate a cerali a paglia di tutto il Veneto. Si tratta di una realtà che genera solo per la nostra provincia più di ottanta milioni di indotto tra produzione e attività ad esso collegate. La quotazione dei mercati italiani del grano tenero e duro con prezzi inferiori del 40% rispetto agli anni precedenti sta mettendo circa cinquemila aziende agricole locali sul lastrico. «Di questo passo – afferma il presidente di Confagricoltura Rovigo Stefano Casalini – moltissime aziende della provincia a fine anno dovranno chiudere i battenti nonostante tutte le proclamate attenzioni al Made in Italy; non ci si rende conto che il mercato è globale e nessuno può vietare alle imprese molitorie di acquistare il prodotto in tutto il mondo soprattutto dove costa meno, dobbiamo tutelare la aziende italiane da questa situazione mettendo in atto politiche adeguate sia a livello comunitario che nazionale magari attraverso un sistema di copertura del reddito simile a quello americano. Invito i politici veneti a venire nelle nostre campagne polesane a cercare di capire che qui si pratica la vera agricoltura. Ci aspettiamo – conclude Casalini – una speciale attenzione attraverso la convocazione di una unità di crisi specifica e veneta per aiutare la filiera anche indirizzando alle aziende cerealicole le risorse specifiche del PSR».