Ecomafia, in Veneto norme stringenti

0
310

“In Veneto, già dal 2017, per i PFAS nelle acque potabili ci sono limiti più stringenti rispetto alla stessa direttiva europea entrata a vigore a gennaio e che deve essere adottata come legge negli stati membri dell’Unione Europea entro due anni. Per L’Europa infatti sono previsti massimo 0,5 microgrammi per litro di PFAS in generale o 0,1 microgrammi per litro di una serie di PFAS, invece in Veneto oggi i limiti sono 0,03 microgrammi per litro per il PFOS e 0,09 microgrammi per litro per il PFOS e il PFOA insieme. Inoltre oggi il Veneto è l’unica Regione in Italia che, oltre a manterere una rete importante di monitoraggio della presenza di PFAS, ha avviato una serie di iniziative per l’abbattimento della presenza di sostanze emergenti e/o persistenti e promosso azioni affinché venissero realizzati sistemi di trattamento per abbatterle, anche arrivando ad introdurrre nei provvedimenti autorizzativi limiti allo scarico pur in assenza di iniziative a livello statale, più volte da noi sollecitate”.
Così l’Assessore all’Ambiente Gianpaolo Bottacin ha commentato l’audizione tenutasi in Commissione bicamerale Ecomafie dei funzionari dell’ARPAV.
“Grazie alle capacità tecniche e alle conoscenze scientifiche maturate da ARPAV – prosegue – in Veneto si sta approfondendo da molto tempo la verifica della possibile presenza nei corpi idrici di diversi microinquinanti, in particolare fitofarmaci e sostanze organiche persistenti, tra i quali: nuove sostanze perfluorurate (c6O4 e GenX, CF-PECA, FTA…), il nuovo Adona (sostituto del PFOA), diversi fitofarmaci (Cipermetrina, Chinossixifen, Aclonifen, Bifenox, e Eptacloro, Etofumesate, Flufenacet, Penconazolo, ecc.), glifosato, DACT (un metabolita degli erbicidi triazinici), residui di prodotti ritardanti di fiamma (Polibromo difenileteri o Difenileteri bromurati, meglio noti come PBDE). Mentre l’acqua potabile è in assoluta sicurezza grazie agli impianti di filtraggio che gli enti gestori del sistema acquedottistico veneto hanno installato. Sostanze per le quali non esistono, nella normativa statale, per lo più, né valori allo scarico né obiettivi di qualità ambientale”. “Noi abbiamo messo in campo una poderosa attività tecnico scientifico – aggiunge Bottacin – esponendoci anche a decine di ricorsi da parte delle aziende per i limiti imposti solo dal Veneto. Ci aspettiamo ora che la Commissione verifichi se sono stati definiti a livello statale i limiti allo scarico per tutte queste sostanze emergenti. Ciò in virtù del fatto che fu proprio la stessa Commissione a certificare nel 2018 che ‘i limiti allo scarico devono essere fissati dallo Stato, come stabilito in modo chiaro e inequivoco della norma’. D’altro canto l’Ambiente è una materia di competenza legislativa esclusiva dello Stato, come prevede la Costituzione. È sempre più urgente quindi che ci sia quanto prima una iniziativa nazionale in tal senso. Ogni giorno continuiamo a rilevare presenze di sostanze inquinanti come cC6O4 o PFAS nel Po in quantità 2000 volte superiori a quelle rilevate nel sito Miteni. Su questo è evidente che la Regione non può intervenire, essendo sostanze che provengono da altre Regioni. Serve una norma nazionale. Altrimenti un problema come quello dei PFAS, sostanze che dal 2013 si sanno essere presenti in molte regioni d’Italia, non potrà essere arginato in modo efficace nonostante i nostri sforzi immani”.
E’ paradossale, ha fatto notare Bottacin, che l’unica Regione intervenuta, pur non avendo competenza diretta, venga presa di mira.