I riflettori sono tutti sui Pfas. Ma nelle acque polesane ecco spuntare altre sostanze pericolose. Se, infatti, anche la ricerca di Greenpeace ha sostanzialmente sottolineato come i campionamenti in Polesine, alle fontane di Occhiobello e Polesella, abbiano rivelato solo tracce di composti perfluoroalchilici, ben sotto i limiti anche dei più severi parametri adottati da Paesi come Svezia e Usa, dati preoccupanti arrivano dal Monitoraggio d’indagine Glifosate, Ampa e Glufosinate di ammonio nelle acque superficiali del Veneto in cui l’Arpav dà conto di campionamenti ed analisi effettuati fra 2015 e 2016 i cui risultati non sono confortanti: 8 siti monitorati presentano il superamento dello standard di qualità medio annuo previsto per i fiumi dalla normativa vigente per almeno una delle tre sostanze ricercate. E tre di questi siti riguardano il Polesine. Le concentrazioni eccessive, infatti, sono state registrate nell’Adige al ponte di Anguillara Veneta, quindi di fronte a San Martino di Venezze, nel Nuovo Adigetto ad Adria, località Grignanella, e nel Po di Venezia a Sabbioni di Corbola. «Il Glifosate spiega l’Arpav – è un erbicida tra i più utilizzati a livello mondiale, introdotto con il nome di Roundup nel 1974. In Italia e nel Veneto viene impiegato in fase pre-semina e pre-impianto per molte colture orticole, per il diserbo di argini e sponde dei bacini nella coltivazione del riso, oltre che per i diserbi di frutteti, vigneti e colture arboree, e nelle aree urbane sia a livello di piccole aree ad uso privato che pubblico».