il duro natale dei poveri a caccia nei cassonetti

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Si arrampicano alla ricerca di un indumento per ripararsi. A volte succede che qualcuno finisca dentro e non riesca più ad uscire, come capitato mesi fa a Fellette di Romano d’Ezzelino, dove un uomo è morto schiacciato dal coperchio: lanciò l’allarme col cellulare, ma non si capiva dov’era e quando le forze dell’ordine arrivarono aveva cessato di vivere, soffocato dal peso che non riusciva a rimuovere. I cassonetti per la raccolta degli abiti sono presi di mira da poveri e senzatetto. «C’è chi prende i sacchetti dal secco per poi analizzarli con calma altrove. Alcuni rovistano nel bidone dell’umido», commenta un vicentino sul web. «A Montecchio Maggiore ti aspettano e ti fermano prima che li butti dentro. Se quello che c’è dentro non interessa, lasciano il sacchetto aperto e i capi sparsi per terra», aggiunge qualcuno. «Da noi entrano nel cassonetto della carta e se la portano via», denuncia un altro cittadino. Crisi e disoccupazione hanno messo sul lastrico italiani e stranieri. Sono sempre di più quelli che frugano nei bidoni per vestirsi o cercare cibo da mangiare. Si calcola che a Vicenza i senzatetto che dormono per strada siano almeno 250. In queste notti gelide i ricoveri Caritas – che offrono letti, mensa e docce – sono presi d’assalto. Una cinquantina in media i letti occupati ogni notte su 65 disponibili. Ma che fine fa la merce dei cassonetti gialli? In provincia il consorzio Prisma raccoglie in media ogni anno oltre mille tonnellate di abiti usati. Una ventina le persone coinvolte, di cui 13 svantaggiate.

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