A fronte di 90 miliardi di evasione fiscale stimata in Italia nel 2020 (ultimo dato disponibile), è come se a ogni 100 euro di gettito incassato dal fisco ne venissero evasi 13,2. Se la stessa simulazione viene riprodotta a livello regionale, fa sapere l’Ufficio studi della CGIA, la situazione più critica la scorgiamo nel Mezzogiorno: nella classifica di euro evasi ogni 100 euro incassati, in Puglia gli evasori se ne trattengono 19,2 euro, in Campania 20 e in Calabria, maglia nera d’Italia, 21,3. Si tratta di cifre quasi doppie rispetto agli 11,4 euro di Veneto ed Emilia Romagna ai 10,6 euro che si registrano in Friuli Venezia Giulia, ai 10,2 euro in Provincia di Trento e ai 9,5 euro in Lombardia. Il territorio nazionale più fedele al fisco è la Provincia di Bolzano che presenta un’evasione di soli 9,3 euro ogni 100 incassati. In termini assoluti, in Veneto nel 2020 sono stati sottratti al fisco 7,1 miliardi di euro.
Anche osservando le dichiarazioni dei redditi degli imprenditori individuali e dei lavoratori autonomi in contabilità semplificata (regime fiscale che coinvolge la grandissima parte degli artigiani e dei piccoli commercianti) – spesso additati, ingiustamente, di essere una delle categorie professionali più propense all’evasione – le differenze reddituali sono profondissime. Se, mediamente, nel Veneto si dichiarano poco più di 33 mila euro all’anno, al Sud solo 23 mila. Questo vuol dire che nella nostra regione si dichiara il 43 per cento in più. Ovviamente questi divari sono sicuramente riconducibili alle diverse situazioni economiche e sociali presenti in queste aree. Tuttavia, ha una rilevanza non trascurabile anche l’impatto dell’evasione fiscale di sopravvivenza che nel Mezzogiorno ha dimensioni importanti.
Analizzando i dati delle singole regioni, per quanto concerne le dichiarazioni dei redditi in contabilità semplificata, in Lombardia gli autonomi dichiarano 35.462 euro, in provincia di Trento 34.436 euro, in Veneto di 33.318 e in Friuli Venezia Giulia di 33.205 euro. Almeno fino a quando non ci verrà dimostrato, con dati alla mano, che il ricorso alla pena restrittiva della libertà personale risulti essere uno strumento in grado di dissuadere le persone a non fare il loro dovere fiscale e a recuperare le somme evase. Nel frattempo, riteniamo che per ridurre l’infedeltà fiscale e allinearci agli standard dei paesi europei meno interessati da questo fenomeno sia auspicabile mettere a punto in tempi rapidi un fisco meno aggressivo, più semplice, più trasparente e più equo, premiando chi produce, chi crea occupazione e genera ricchezza.