Industria manifatturiera, freno a mano

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L’industria manifatturiera veneta, una delle colonne portanti del Paese con il 10,2% di aziende sul totale manifatturiero in Italia, nel III trimestre 2020 ha registrato 49.832 imprese attive, in calo del -0,9% rispetto al 2019 e del -14,5% sul 2010 (la media nazionale è del -13%). Un dato che, pur confermando la regione come una delle principali aree produttive del Paese (2a in Italia per numero di aziende manifatturiere), posiziona il Veneto al 7° posto per tasso di calo più marcato dal 2010 a oggi. La fotografia[1] realizzata da Studio Temporary Manager, società specializzata nei servizi di temporary management al fianco delle aziende in difficoltà, mostra come gli imprenditori nell’ultimo decennio si siano trovati impreparati a dover gestire le proprie aziende. Realtà per lo più familiari, spesso con figure manageriali inadeguate, soprattutto a livello direttivo, aziende quindi poco competitive, con una visione all’internazionalizzazione talvolta non ben pianificata e con una scarsa propensione agli investimenti in innovazione tecnologica. A questi aspetti si aggiunge anche il mancato ricambio generazionale (a cui andrà incontro il 50% delle aziende italiane entro il 2025), dove gli imprenditori, nonostante l’età, sono sempre più restii a pianificare il passaggio del testimone. Una situazione di crisi su cui la pandemia da Covid-19 potrebbe ulteriormente impattare.
Ritornando ai dati elaborati da Studio Temporary Manager, tutte le province venete negli ultimi 10 anni hanno registrato un calo delle imprese manifatturiere attive, con valori più alti a Belluno (-19,8%) e Rovigo (-18,1%). Seguono Verona (-16%), Venezia (-15,4%), Treviso (-14,5%), Padova (-14,3%) e Vicenza (-11,3%). Vicenza (11.709 imprese) e Padova (10.019) si confermano, invece, i territori con il numero più alto di aziende del settore.
“Il Covid-19 ha generato una crisi globale, che può ‘mordere’ più a fondo e pericolosamente per la sopravvivenza dell’azienda, e questo dipende anche da quanto impreparati si è arrivati alla stessa, se l’azienda porta dietro di sé problemi atavici irrisolti o una finanza gestita poco oculatamente – ha dichiarato Gian Andrea Oberegelsbacher, Socio e AD dello Studio Temporary Manager – La crisi può essere una fonte di stimolo per riguardare alla propria realtà con occhi esterni e non coinvolti affettivamente, per risolvere non solo la gestione della crisi attuale, ma i problemi perduranti insiti in ogni impresa e difficili da risolvere da chi ci lavora dentro, con approcci più manageriali. In questi casi è importante avere alla guida manager esperti, in grado non solo di rilanciare l’azienda, ma anche di dare nuovi stimoli all’imprenditore stesso.”