Con lo sconto di un terzo della pena grazie al rito abbreviato, davanti al Gup Cristina Cavaggion, un infermiere è stato condannato a 12 anni e 20 giorni di reclusione. Dieci anni e venti giorni per violenza sessuale nei confronti di sei pazienti del reparto di Neurologia (una settima è stata solo narcotizzata) e due anni per peculato. Inoltre dovrà risarcire l’Azienda ospedaliera con 3.882 euro, mentre le sue vittime chiederanno i danni in sede civile. In aula Emil Cristian Corneanu, difeso dall’avvocato Gian Mario Balduin, ha chiesto scusa per le sue azioni e ha implorato di essere aiutato. Il pubblico ministero Giorgio Falcone, titolare delle indagini, aveva chiesto per il romeno di 42 anni sposato e padre di famiglia 14 anni di reclusione. L’ex infermiere, già licenziato dall’Azienda ospedaliera, era stato incastrato il 4 gennaio del 2017 dai carabinieri del Nas. Occhi bassi e un disperato tentativo di giocarsi almeno una riduzione della pena con la seminfermità mentale. Corneanu, il volto rigato di lacrime, ha preso la parola dopo l’arringa del difensore: «Sono pentito e chiedo scusa. Sono malato e ho bisogno di cure. Sono contrario alla violenza… Da quando mi trovo agli arresti, la mia vita è un inferno». Il difensore ha insistito sulla seminfermità mentale, depositando una consulenza dello psichiatra Alessandro Marcolin. Il legale ha ricostruito la storia personale dell’infermiere, scioccato nell’infanzia dai suicidi del padre e dello zio, costretto a badare a se stesso perché la madre doveva lavorare sia come domestica che come addetta all’obitorio, obbligato a una sconvolgente vicinanza con i cadaveri fin da piccolo. Un’esistenza che avrebbe “creato” un uomo disturbato con una tendenza a perversioni. Il giudice è stato di tutt’altro avviso, convinta dalle consulenze psichiatriche degli esperti di parte civile che, pur rilevando devianze sessuali, le hanno ritenute non in grado di incidere sulla capacità di intendere di volere di Corneanu.
Cesare Battisti
