Nel triennio 2020-2022 ricorre l’ottavo centenario di alcuni importanti avvenimenti legati alla vita di sant’Antonio di Padova: la svolta di Antonio da monaco agostiniano a frate francescano, il naufragio e l’approdo alle coste della Sicilia, l’incontro con Francesco d’Assisi durante il Capitolo delle Stuoie.
In coincidenza con questo anniversario la casa editrice veneziana Scrinium, nota a livello mondiale per i restauri conservativi e la riproposizione di opere storiche, in collaborazione con il Centro Studi Antoniani e la Veneranda Arca di Sant’Antonio ha deciso di presentare la prima riproduzione scientifica della Bolla originale della canonizzazione di Antonio di Padova.
L’evento di presentazione si è celebrato al teatro del Seminario Maggiore di Padova, il restauro e la riproduzione sono stati presentati dal professor Andrea Tilatti, docente di Storia medievale dell’università di Udine, il professor Marco Bartoli dell’Università LUMSA di Roma e Monsignor Felice Accrocca, arcivescovo di Benevento. A moderare gli interventi Sabina Fadel, caporedattrice del Messaggero di Sant’Antonio.
Per i presenti, è stata un’occasione per studiare il reperto manoscritto, recante sigillo papale in piombo, quel documento con il quale papa Gregorio IX, ad appena undici mesi dalla morte del frate portoghese e in risposta ad una vera e propria mozione di popolo, lo proclamò Santo con formule di speciale giubilo ed espressioni di profonda devozione e ammirazione. La lettura della pergamena è da oggi resa possibile grazie all’indagine paleografica svolta dal professor Attilio Bartoli Langeli sul testo in latino ma anche al lavoro di restauro preliminare affidato al Laboratorio dell’Abbazia di Praglia, che Scrinium ha promosso e finanziato.
“Vi si ritrova tutta l’atmosfera di quei giorni e la straordinaria devozione del popolo di Padova”, spiega il presidente di Scrinium, Ferdinando Santoro.
Operando sull’originale con avanzate tecnologie di ripresa tridimensionale, Scrinium ha realizzato una replica di assoluta fedeltà scientifica sfruttando le informazioni sulle caratteristiche materiali della pergamena e del sigillo ottenute in fase di restauro, e riferendosi allo studio paleografico che ha permesso di registrare ogni dettaglio del reperto, compresi i segni delle manomissioni operate dagli archivisti nel corso dei secoli, il sistema di appensione del sigillo, le cuciture e le varie piegature subite. L’intera operazione ha infine ricevuto la certificazione ufficiale da parte del Collegio di Presidenza della Veneranda Arca del Santo.