Un restauro accurato ed impegnativo ha riportato a nuova vita la “Cena di san Gregorio Magno”. Nella tela, realizzata nel 1572, 450 anni fa, grande 40 metri quadrati, è riemersa la gamma cromatica vivace distintiva del pittore Paolo Veronese, insieme alla combinazione di luci e ombre, alla giustapposizione delle campiture di colore dove si possono distinguere anche le singole pennellate, in particolare apprezzabili sui volti e sui panneggi.
Realizzata nel 1572, è l’unica tra le famose Cene del pittore veneto ad essere ancora conservata nel luogo per il quale fu creata, il refettorio della Basilica di Monte Berico. È considerata uno dei capolavori della maturità del Veronese, primario esponente del Rinascimento italiano e, insieme a Tiziano e al Tintoretto, della pittura veneziana cinquecentesca. I lavori di restauro, a cura di Valentina Piovan con la Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio delle Province di Verona, Rovigo e Vicenza, sono stati avviati nell’ottobre 2019 per una durata prevista di due anni. La pandemia ha necessariamente fatto slittare la conclusione dell’attività a maggio 2022.
L’intervento è stato generosamente offerto da Intesa Sanpaolo in occasione dei 30 anni di “Restituzioni”, il progetto che, avviato nel 1989 proprio a Vicenza, e oggi esteso a tutte le regioni italiane, ha permesso di restaurare oltre 2000 opere del patrimonio del Paese.
L’opera restaurata è stata presentata dal sindaco Francesco Rucco, da Giovanni Bazoli, presidente emerito di Intesa Sanpaolo, da Giuseppe Felice Romano ispettore Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza, da Fabrizio Magani, soprintendente archeologia, belle arti e paesaggio per l’area metropolitana di Venezia e per le provincie di Belluno, Padova e Treviso, da Padre Carlo Rossato, priore della comunità dei Servi di Maria della Basilica di Monte Berico e da Valentina Piovan, restauratrice, Simona Siotto, assessore alla cultura del Comune di Vicenza e Mauro Passarin, direttore dei Musei civici di Vicenza. E’ intervenuto anche il critico d’arte Vittorio Sgarbi, giunto in città per l’occasione. Per restaurare il dipinto, di dimensioni monumentali (4,68 per 8,61 metri per un totale di oltre 40 metri quadrati), è stata necessaria la rimozione dalla sua sede originaria con un’attività di movimentazione particolarmente complessa e delicata, ma indispensabile per effettuare tutte le operazioni necessarie.