La cimice asiatica massacra il Polesine

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I frutticoltori polesani stanno pensando seriamente di estirpare pereti, meleti, piantagioni di kiwi, di pesche, di nettarine. Sono esasperati dai danni della cimice asiatica, si sentono impotenti di fronte alla distruzione delle loro coltivazioni e la mancanza di strumenti validi per debellare l’attacco dell’insetto li pone per forza di fronte a una strada a senso unico. Confagricoltura ha incontrato nei giorni scorsi l’assessore regionale all’Agricoltura Giuseppe Pan per evidenziargli la situazione nelle colture della bassa pianura veneta in modo particolare su mele, pere, kiwi e pesche, con una stima dei danni di milioni di euro. Rispetto agli anni precedenti, il fenomeno nel 2019 ha visto un aumento della gravità, con perdite di prodotto sempre più consistenti. “Siamo molto preoccupati per l’aggravarsi del problema”: Stefano Casalini, presidente di Confagricoltura Rovigo, con il direttore Massimo Chiarelli ha incontrato l’assessore in un tavolo di confronto. “Constatiamo l’inefficacia dei trattamenti che i nostri frutticoltori stanno effettuando, l’utilizzo della rete anti insetto non è ancora diffuso e comunque non è una soluzione radicale. Ritengo che i fitofarmaci attualmente ammessi debbano essere rivisti da parte del Servizio fitosanitario regionale, considerando la cimice come un flagello da debellare nel minor tempo possibile.” La provincia di Rovigo ha un posto importante a livello veneto nella produzione frutticola: sono 401 gli ettari a melo, 211 a kiwi ma di particolare importanza anche a livello nazionale è la presenza di aziende produttrici di pere: sono circa 250 per un totale di 1.009 ettari e una produzione complessiva di 261.234 quintali (dati 2017). I frutticoltori stimano una perdita di reddito medio dal 40% al 100% del raccolto con un danno di circa 8.000 euro a ettaro. In alcuni casi si aggiungono anche i danni da alternaria, un genere di fungo che provoca marcescenza del frutto. Le misure finora previste dalla Regione hanno una proiezione di risoluzione del problema di lungo periodo: un progetto di ricerca affidato all’Università di Padova ipotizza l’introduzione della vespa samurai, insetto antagonista della cimice asiatica, con prove di laboratorio sugli effetti degli insetticidi e attività sperimentali per misurare l’introduzione di insetti antagonisti, e si stanno studiando metodi efficaci di copertura dei frutteti con reti anti cimice attraverso uno specifico bando con fondi per l’acquisto delle reti, coprendo tutti i relativi costi da sostenere con maggiori risorse, magari pescando da quelle previste nel piano di sviluppo rurale veneto. “Ma oggi tutte queste buone intenzioni della Regione – osserva Casalini – non sono più sufficienti. È necessario che Regione e Ministero trovino, in questa fase di assestamento di bilancio, risorse dirette per indennizzare le aziende colpite. Recuperare un indennizzo all’interno del de minimis che potrebbe attestarsi intorno al 40% del danno subito – circa 3.000 euro per ettaro – rappresenta un parziale ristoro all’agricoltore che altrimenti, senza un futuro certo, potrebbe valutare l’estirpo del frutteto”. E conclude: “Solo la produzione di pere in provincia di Rovigo produce un reddito lordo di circa 16 milioni di euro.”

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