C’era una volta, e c’è ancora, un bel paese in provincia di Belluno, al confine con il Friuli che si chiama Sappada. I suoi abitanti, nel lontano 2008, votarono a stragrande maggioranza il distacco dal Veneto ed il passaggio al limitrofo Friuli Venezia Giulia. La volontà degli abitanti era determinata, il numero dei firmatari schiacciante. I cittadini del paese bellunese, convinti che a breve non sarebbero stati più veneti ma friulani sono andati a sbattere contro una montagna che si chiama Stato centrale. Così dopo molti anni ed infinite battaglie dovranno rassegnarsi a rimanere veneti. Nessuno, nè a Venezia nè tanto meno nella capitale desidera il loro passaggio da una regione all’altra. Un esempio che insegna molte cose. In primis che movimenti e partiti che sbandierano il federalismo e le autonomie come principi fondamentali mentono spudoratamente; secondo che l’Italia è una ed indivisibile, come recita la Costituzione, al suo interno nulla può essere mosso. É lo stato centrale che comanda. E in questi ultimi anni Roma ha tolto molte delle poche autonomie che le regioni del nord erano riuscite a conquistare. Vecchio proverbio veneto “campa caval che l’erba cresce”.