Si è tenuta nei giorni scorsi l’annuale assemblea dei Geologi del Veneto, anche quest’anno ospitata nell’aula Arduino del Dipartimento di Geoscienze dell’Ateneo patavino. “Una più stretta collaborazione quella tra università e professionisti che è iniziata qualche anno fa e che è volta a valorizzare un percorso prima formativo e poi professionale nell’ottica di sostenere e promuovere una competenza, quella del geologo, sempre più strategica” sostiene il vicedirettore del Dipartimento di Geoscienze prof. Paolo Nimis. Parole a cui fa eco il presidente dell’Ordine Giorgio Giacchetti il quale evidenzia come “il continuo aggiornamento dei corsi di laurea sia fondamentale per la professionalità e il percorso di scambio che abbiamo iniziato con l’ateneo va proprio in questa direzione”. L’assemblea ha visto l’intervento del Presidente dell’Ordine dei Geologi dell’Emilia Romagna, Paride Antolini, che ha raccontato quanto accaduto nei territori colpiti dai recenti eventi alluvionali. Territori dove l’interazione uomo-natura è un equilibrio delicato. “La capacità di lettura del territorio e dell’evoluzione dello stesso sono competenze fondamentali, proprie del geologo, per uno sviluppo e una crescita sostenibile. Ancor più in un territorio, come quello Veneto, che non è certo esente dai rischi naturali, che vanno da quello sismico a quello idrogeologico, per non parlare dello sfruttamento della risorsa acqua” evidenzia il prof. Paolo Fabbri, docente del Dipartimento e membro del Consiglio dell’Ordine. Un bilancio positivo, quindi? “Con qualche ombra” sottolinea il vicepresidente dell’Ordine, Niccolò Iandelli, “da qualche anno, complice anche la spinta dei fondi PNRR, c’è una elevata richiesta di geologi e di giovani collaboratori, richiesta che spesso non riusciamo a soddisfare per la carenza di giovani iscritti. A questa si aggiunge una cronica carenza di geologi nella Pubblica Amministrazione, ruolo importante e strategico per tutta la categoria, sia in Regione e che nei Comuni. C’è bisogno di geologi, c’è bisogno di nuovi iscritti all’Ordine e quindi di più laureati, in materie geologico-applicate, sia magistrali che triennali. Le prospettive professionali non mancano”. Insomma, una professione “ad alto potenziale di sviluppo, un Dipartimento, che rappresenta una delle eccellenze nel panorama nazionale della formazione universitaria nelle Scienze della Terra e una sinergia che deve portare ad una maggior diffusione dell’importanza della conoscenza e dell’approccio geologico applicato” conclude il professor Nimis.