La ripresa delle attività dopo il lockdown ha riacceso il motore manifatturiero di Padova e Treviso, la meccanica. Il rimbalzo nei mesi estivi è stato sostenuto, a dimostrazione della vitalità delle imprese. Ma la distanza dai livelli pre-Covid è ancora ampia. La crescita dei contagi dopo l’estate ha raffreddato la mini ripresa, alimentando un clima di incertezza che impatta sulla fiducia delle imprese. In peggioramento le attese sui livelli di attività e domanda nel breve termine e sul contesto economico nei prossimi mesi.
Nel terzo trimestre 2020 il ritorno alla crescita della produzione metalmeccanica è stato sostenuto. Nel confronto su base annua, la contrazione dell’attività si è ridotta al -0,6% (dal -16,3% nel secondo trimestre). Il rimbalzo tuttavia non cambia il segno negativo del 2020: nella media dei primi nove mesi la contrazione è del -8,1% (-8,9% nel totale dei settori), diffusa a tutti i comparti e più marcata per autoveicoli e mezzi di trasporto. Gli scambi con l’estero hanno ripreso ad aumentare, pur rimanendo in terreno negativo rispetto allo stesso periodo del 2019 (-5,4% dopo il -11,3 nel secondo trimestre). Nei primi nove mesi i valori di fatturato esportato perdono il 6,9% su base annua (-7,9% nel totale dei settori). Recupero visibile anche nei dati sulla domanda interna (-1,8% dal -26% nel secondo trimestre), ma la contrazione nei primi nove mesi resta ampia (-13,6%). In sensibile ripresa nei mesi estivi l’andamento degli ordini, che rivedono il segno positivo anche nel confronto con il terzo trimestre 2019 (+13%); nel periodo gennaio-settembre la flessione si riduce al -2,4%. Tiene nel complesso l’occupazione metalmeccanica (+0,2% nel terzo trimestre, -1,2% in gennaio-settembre), grazie all’ampio ricorso agli ammortizzatori sociali.
La crescita dei contagi dopo l’estate ha frenato la ripartenza, alimentando un clima di incertezza che impatta sulla fiducia degli imprenditori. Pesa la contrazione della domanda, sia interna sia dall’estero, conseguente alle misure di contenimento introdotte in Italia e nei principali partner commerciali. Le prospettive sono in peggioramento, specialmente nelle componenti relative alla situazione corrente e alle attese sui prossimi mesi. Ci saranno effetti negativi a breve e medio termine: produzione in calo fra ottobre e marzo per il 28,6% delle imprese (stabile per il 43,3); ordini interni in affanno per il 39,8%; in diminuzione gli ordini dall’estero per il 29,3% (stabili per il 42%). La maggioranza delle imprese prevede investimenti stabili (45,8%) o in aumento (19,4%) nei prossimi mesi, il 34,8% li diminuirà, in attesa di capire l’evoluzione della pandemia e i suoi effetti. Ma la capacità di reagire ed innovare, lo spirito imprenditoriale e i fondamentali solidi sono punti di forza per guardare al futuro.
E’ il quadro che emerge dall’Indagine sulla Congiuntura dell’Industria metalmeccanica realizzata da Assindustria Venetocentro (AVC), in collaborazione con Fondazione Nord Est, su un campione di 202 aziende delle province di Padova e Treviso, diffusa in contemporanea con la presentazione della congiuntura nazionale di Federmeccanica.
L’industria metalmeccanica, con oltre 100mila imprese, è il più importante settore produttivo in Italia e il secondo in Europa dopo la Germania, rappresenta l’8% del Pil nazionale, quasi il 50% dell’export e oltre 1,6 milioni di addetti. Con circa 125 miliardi contribuisce per il 50% al valore aggiunto manifatturiero. Tra Treviso e Padova opera un distretto metalmeccanico aggregato con 9.838 imprese (40,8% del comparto in Veneto) e oltre 100mila addetti (40,1% del totale). Un volume di esportazioni di 11,4 miliardi di euro nel 2019 (+1,5%: Istat), il 41% dell’export metalmeccanico del Veneto, con un incremento del 72% dal 2009 al 2019. Uno dei primi poli meccanici e meccatronici in Italia, cuore del nuovo “triangolo industriale”, impegnato nella trasformazione 4.0.