«Non c’è lavoro, se non si investe sulle imprese e sulla sussidiarietà e sulla responsabilità, coinvolgendo tutte le risorse del territorio. Le scelte centralistiche del governo Renzi in materia di politiche per il lavoro e la formazione stanno rivelando il fiato corto, perché penalizzano le forze vive e le capacità di autonomia del territorio». É quanto ha affermato l’assessore al lavoro e formazione della Regione Veneto, Elena Donazzan, intervenendo al meeting di Rimini, al convegno “A ciascuno il suo lavoro”, in dialogo con Annamaria Furlan, segretario generale della Cisl, Salvatore Pirrone, direttore generale dell’Agenzia Nazionale per le Politiche Attive del Lavoro, e Stefano Colli-Lanzi, vicepresidente Assolavoro. «Se in Veneto i segnali dell’economia e del mercato del lavoro sono migliori del resto d’Italia, con un tasso di disoccupazione giovanile inferiore di 5 punti rispetto a quello nazionale – ha argomentato l’assessore – è perché istituzioni, scuola e imprese storicamente hanno attivato politiche di sussidiarietà e di integrazione tra pubblico e privato. Basta guardare al sistema formativo veneto, che prepara ogni anno 20 mila ragazzi ad entrare nel mondo del lavoro grazie alla stretta collaborazione tra pubblico e privato, o al ruolo delle fondazioni e dei fondi integrati o bilaterali nelle politiche attive per il lavoro, e alla collaborazione tra imprese e scuola che ha dato vita all’alternanza scuola-lavoro, coinvolgendo decine di migliaia di studenti in tirocini, stages e forme di apprendistato, anticipando molte delle novità della cosiddetta ‘Buona scuola’». «Quello veneto è un modello di sussidiarietà, di partecipazione e di prossimità, che la Regione sostiene e accompagna perché efficace, tanto da aver reso il Veneto competitivo con le contermini regioni a statuto speciale che godono di ben altri spazi di autonomia”, ha messo in evidenza Donazzan. “Ma la crescita – ha aggiunto – è quantomai faticosa, se continuano a mancare politiche di sviluppo industriale. Perché non ci possono essere lavoro e sviluppo, senza le imprese e senza politiche strutturali di sviluppo industriale. Le imprese hanno bisogno di certezze e di un arco temporale di respiro, non di bonus, incentivi o cambi repentini di strada». Per Elena Donazzan «anche le recenti scelte politiche del governo in materia di scuola e di politiche per il lavoro, improntante ad un rigido centralismo, stanno penalizzando la vitalità e la capacità autorganizzativa dei territori, senza peraltro riuscire a dare ossigeno alle imprese». Raccontando alcune storie venete, l’assessore ha messo in luce il ruolo della finanza nell’economia. «Esiste una buona finanza che fa crescere l’economia. Banca Etica sulle cooperative di lavoratori, Fondo Solidarietà Veneto per quanto riguarda gli investimenti e Fondazioni bancarie con l’esempio Cariparo, sono tre alternative possibili di una buona finanza che dimostra di sapersi legare al territorio, alla sussidiarietà e alla partecipazione». E facendo vedere una scarpa ‘’a km zero’ prodotto a Montebelluna da un’azienda, VenEthica, ormai chiusa e fatta rinascere dagli ex dipendenti in forma di cooperativa, l’assessore ha indicato un «modo diverso di fare impresa, dove – ha evidenziato – la formazione professionale, l’acquisizione di un mestiere e il sostegno di Banca Etica hanno fatto rinascere lavoro e capacità imprenditoriale».