Nel 2019 i lavoratori domestici regolari in Veneto erano 65.614 (+0,3% rispetto all’anno precedente). I dati INPS rivelano una preminenza delle badanti sulle colf (54,7% contro 45,3%). La forbice tra queste due tipologie di lavoratrici si sta allargando: il sorpasso è avvenuto nel 2016, con le badanti in costante aumento e le colf in calo. La sanatoria 2020 dei lavoratori stranieri potrebbe portare, inoltre, a un ulteriore aumento di 12.570 di lavoratori.
Sono alcuni dei principali dati che fotografano il settore, raccolti ed elaborati nel Rapporto annuale 2020 sul lavoro domestico, realizzato dall’Osservatorio nazionale DOMINA, con la collaborazione della Fondazione Leone Moressa di Mestre. Il 55,9% dei domestici proviene dall’Est Europa, sono quasi tutte donne (91,9%) e hanno in media 50 anni. Si registra una lieve prevalenza di chi ha lavorato meno di 50 settimane (57,1%). L’incidenza degli italiani è maggiore nelle famiglie che non richiedono la convivenza (18%). Spesa delle famiglie e impatto economico. Complessivamente, nel 2019, le famiglie della Regione hanno speso 571 milioni di euro per la retribuzione dei lavoratori domestici; la cifra comprende stipendio, contributi e TFR. Il valore aggiunto si aggira attorno a 1,3 miliardi di euro.
Distribuzione territoriale e incentivi. A livello provinciale, Padova e Verona registrano il maggior numero sia di colf (rispettivamente 26,5% e 21,5% del totale regionale) che di badanti (20,7% e 19,9%). Anche in termini relativi queste province segnano la maggiore incidenza in entrambi i casi: rispettivamente 8,4 e 6,9 colf ogni mille abitanti (media regionale 6,1) e circa 11 badanti ogni cento anziani (media regionale 10,3). La Regione Veneto garantisce l’impegnativa di cura domiciliare per le persone non autosufficienti. È disponibile anche un registro regionale degli assistenti familiari. Prospettive demografiche. Le prospettive demografiche rivelano che nel 2050 in Veneto vivranno 334mila anziani in più (ultra-ottantenni) e 51mila bambini in meno (0-14 anni), valori che suggeriscono una crescita potenziale del numero di badanti. La componente anziana sarà più numerosa di quella infantile (14,4% della popolazione contro 12,2%), con evidenti ripercussioni socio-economiche.