Più vecchi, con stipendi meno ricchi, più impegnati in funzioni e incarichi spesso non specifici e con una riduzione del numero dei giorni di malattia e ferie fruite. Questa la fotografia che emerge da un’indagine della Funzione Pubblica della Cgil su addetti, retribuzioni e età anagrafica dipendenti del comparto Sanità di quelle che oggi sono diventate le l’Ulss3 e Ulss4 nell’area metropolitana di Venezia che prende in esame il periodo fra il 2010 e il 2015 e che si basa sui dati del costo annuale della ragioneria dello Stato. I numeri del personale, innanzitutto. Tra i 5 anni presi in considerazione dall’indagine si passa da 8.203 a 8.071 con un calo di 132 unità. All’interno di questo calo risulta esserci stata una maggiore assunzione della figura dell’operatore socio sanitario passato da 1.114 a 1.244 con una riduzione di quello infermieristico da 4.234 a 4.175. Una scelta, secondo la Cgil, che pur essendo aumentati i bisogni di salute della cittadinanza, determina inevitabilmente un passaggio di competenze dal personale infermieristico a quello socio sanitario. «La motivazione di tale cambiamento non risiede nel ripensamento del sistema e nel rafforzamento di altri punti di assistenza ma, quasi esclusivamente, nella logica del risparmio sul costo del lavoro essendo differente il livello di responsabilità e la conseguente retribuzione» contesta la Cgil.