«Andare a farvi visitare anche se il medico fosse un ginecologo uomo. Se si trascura la salute e così facendo si danneggia il bambino che si porta in grembo, se ne risponde ad Allah». Come riferisce il Gazzettino Layachi Kamel, l’imam delle Comunità islamiche del Veneto, da anni impegnato sul fronte del dialogo, ha invitato le donne musulmane a integrarsi nella nuova società di cui fanno parte, adeguandosi alle sue leggi e all’organizzazione delle strutture sanitarie. Parole che hanno colpito profondamente la platea che ha partecipato all’incontro, organizzato dall’associazione Assalam, dal consultorio familiare dell’Ulss 6 e dal Comune di Piove di Sacco, in provincia di Padova, promosso con manifesti bilingue. L’idea di interpellare l’imam del Veneto è venuta a Giuseppe Rochira, ginecologo, assieme alla mediatrice culturale Chiara Camisotti. «Alcune mie pazienti musulmane – spiega il medico – evitavano visite, pap test, diagnosi prenatale, terapie durante la gravidanza giustificando il rifiuto con motivazioni religiose. La mia idea, però, era che non avessero nemmeno loro le idee chiare sulle prescrizioni dell’Islam e che fossero condizionate più che altro dalla superstizione. Per questo ho chiesto alla loro massima autorità di intervenire su un argomento delicato come questo, che riguarda la loro salute».