Montagna: siamo oltre la presa in giro

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“Sono inferocito, siamo oltre la presa in giro… È il sesto rinvio e non riesco piu’ a pensare alla buona fede”. Lo afferma Marco Michielli, presidente di Confturismo e di Federalberghi Veneto, commentando alla ‘Dire’ il rinvio dell’apertura degli impianti sciistici. “È chiaro che non c’e’ dolo, ma evidentemente non si rendono conto che ci sono imprenditori che hanno fatto pulizie, riscaldato la struttura, acquistato materie prime, tutto per nulla, per sei volte… E per sei volte hanno preso le prenotazioni e hanno dovuto chiamare i clienti per disdire. È una situazione kafkiana che danneggia imprese e i lavoratori”, continua Michielli. “Questa cosa non possono dire che l’hanno scoperta ieri mattina, a Roma la sapevano da almeno una settimana, che sarebbe bastata ad evitare di attivare il riscaldamento delle strutture”, con una spesa di migliaia di euro. “Ormai la stagione e’ andata”, sostiene Michielli.

“Marzo per la montagna e’ una variabile… dipende dal meteo. Non vale il settembre per le spiagge, e’ piu’ come un ottobre. E la montagna finora era l’unico settore del turismo che poteva cavarsela, mentre cosi’ scala la triste classifica delle piu’ disgraziate e va a raggiungere le citta’ d’arte”. I cali di fatturato raggiungeranno il 90%, e se le imprese riusciranno a non chiudere definitivamente e’ solo perche’ “fortunatamente nostre aziende sono piccole, a conduzione familiare… Ma abbiamo rotto il porcellino dei bambini per andare avanti”. Una soluzione? “Il bonus vacanze cubava 2,8 miliardi di cui si sono usati 800 milioni, quindi restano due miliardi. Lo sciagurato cashback che non ha sbiancato un euro di nero cuba oltre quattro miliardi… eliminandolo si sale a sei miliardi che si possono usare per i rimborsi alle imprese. Non saranno abbastanza ma almeno sono qualcosa”, conclude Michielli. Nei giorni scorsi molte attivita’ montane “hanno impegnato risorse economiche per essere pronte alla riapertura e adesso chi paga? Mettiamo subito alla prova il nostro nuovo Governo”. Lo afferma, parlando alla ‘Dire’, Roberto Padrin, presidente della Provincia di Belluno. La mancata apertura degli impianti sciistici, che “ieri nel parterre dei Mondiali di sci di Cortina era data per probabile, e quindi non ha colto del tutto alla sprovvista”, e’ comunque “un duro colpo per la montagna” e quindi “servono ristori nel piu’ breve tempo possibile”, che siano commisurati non solo alle mancate entrate ma anche a quanto speso per prepararsi ad una stagione che di fatto non ci sara’.

“La situazione e’ di grande difficolta’ e si fa presto a dire: ‘cosi’ ammazzate la montagna…’, ma di fronte a persone che muoiono…”, continua Padrin. Cio’ detto, “e’ vero che la salute e’ la priorita’ su tutto, ma bisogna trovare forme di compensazione per salvare un comparto fondamentale ed evitare ripercussioni anche in termini di spopolamento della montagna”. Ad ogni modo, “ieri era una giornata magnifica e la montagna era comunque piena di gente che faceva sci alpinismo, ciaspolava o passeggiava, e questo dovrebbe far riflettere”, conclude Padrin secondo cui “la soluzione di contingentare l’accesso agli impianti sciistici sembrava la piu’ percorribile”.