PUSHER IN MANETTE: “LO CHIAMANO GESU'”

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Per la serata serve cocaina? «Chiamiamo Gesù». Lo conoscevano tutti nell’ambiente il velocissimo pusher che riforniva la Valbelluna e Feltre. Ieri mattina però il 36enne marocchino è finito in manette. Non sono bastate le precauzioni che aveva preso da quando forse aveva fiutato che c’era un’indagine in corso: aveva cambiato aria andando via da Belluno, spostando la residenza a Mo­nte­belluna (Tv), pur mantenendo sempre il fulcro dei suoi affari sulla piazza bellunese. Ora è finito in carcere per l’accusa di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti. «L’indagine è nata nel gennaio di quest’anno – spiega il dirigente della Mobile, Maurizio Miscioscia -, a seguito di una serie di mirati servizi posti in essere da personale della Squadra Mobile per il contrasto al traffico di sostanze stupefacenti nei comuni di Belluno e Feltre. È emerso che c’era un’ingente quantità di cocaina e da lì si è iniziato». È stata individuata la di consumatori di cocaina, persone dai 30 anni in su di tutte le estrazioni sociali. Le vendite erano anche di quantitativi in­genti e gli ordini avvenivano sui social e in particolare con messaggi whatsapp.  «Evid­ente­men­te – ha commentato il capo della Mobile Miscioscia – lui si sentiva onnipotente, per questo si faceva chiamare Gesù, ma non è bastato: lo abbiamo pr­eso».  Sono in corso ulteriori ac­­ce­rtamenti per individuare il canale di approvvigionamento utilizzato dall’arrestato.

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